Carcere, indennità da parlamentare per il garente dei detenuti

redazione

E’ grave e immorale, in un momento in cui si parla tanto di crisi e di contenimento della spesa pubblica, che si approvi un emendamento alla legge di stabilitaÌ per estendere il consistente emolumento mensile destinato ai parlamentari al Collegio del Garante nazionale dei diritti dei detenuti, e precisamente il 40% al Presidente e il 30% agli altri due componenti. Perché non lo fanno a titolo gratuito? I soldi non ci sono per la Polizia Penitenziaria, per ammodernare il vestiario, le caserme, i posti di servizio, i mezzi dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti, la qualità delle mense dei poliziotti, ma si trovano per pagare chi si schiera dalla parte di Caino. Una scelta davvero incomprensibile”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

 

“Davvero il nostro Paese ha bisogno di un garante dei detenuti lautamente stipendiamo dagli italiani?”, prosegue ancora Capece. “A detenuti delle carceri italiane sono assicurate e garantite ogni tipo di tutela, a cominciare dai diritti relati all’integrità fisica, alla salute mentale, alla tutela dei rapporti familiari e sociali, all’integrità morale e culturale. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura e in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità. Particolarmente preziosa, in questo contesto, è anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”. 

 

“Per questo, mi sembra una figura del tutto superflua nel panorama penitenziario nazionale. Ci deve essere, invece? E allora presti la sua attività gratuitamente. Altrimenti il sospetto che viene è che questa possa essere l’ennesima carica lautamente retribuita sulla quale sistemare qualche amico degli amici…”, conclude il leader del SAPPE.