Carceri, disposizione del Dap ai Direttori Penitenziari

redazione

“Fa davvero sorridere leggere l’ultimo nota del Capo DAP, datata 31 marzo 2017, avente per oggetto la “Ridenominazione corretta di talune figure professionali ad altro in ambito penitenziario”. Se volevano una ennesima conferma che i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria vivono fuori dalla realtà ora l’abbiamo. Messa nero su bianco!”
Non nasconde l’ironia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, dopo aver letto la nuova lettera circolare del Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo.
“Nella lettera”, prosegue Capece, “invita i Provveditori regionali “a intraprendere tutte le iniziative necessarie al fine di dismetter nelle strutture penitenziarie, da parte di tutto il personale, l’uso sia verbale che scritto, della terminologia infantilizzante e diminutiva nonché le interlocuzioni orali, soprattutto quelle dirette al detenuto”. Non si dovrà dunque più dire cella ma camera di pernottamento, la domandina lascia il posto al modulo di richiesta, lo spesino diventa addetto alla spesa dei detenuti, non ci sarà più il detenuto lavorante ma quello lavoratore e così via”.
Tagliente il commento del SAPPE: “Questo aiuta a capire – e sono le ragioni per le quali questo atto fa sorridere – quali evidentemente siano le priorità per il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria. Non il fatto che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal DAP. Che ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella e che ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Non, insomma, soluzioni concrete alle aggressioni, risse, rivolte e incendi che sono all’ordine del giorno, visto anche il costante aumento dei detenuti in carcere, o all’endemica carenza di 7.000 unità nei ruoli della Polizia Penitenziaria. No. La priorità, per il Capo DAP, è la “ridenominazione corretta di talune figure professionali ad altro in ambito penitenziario”.
Ma il veleno sta nella coda e il SAPPE conclude il suo comunicato con un attacco frontale a Santi Consolo: “Bisognerebbe chiedere, a lui che è anche Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria, eguale solerzia nel pretendere il rispetto terminologico per i “suoi” uomini quando vengono etichettati, da certa stampa, secondini, guardie carcerarie, agenti di custodia… ”.