Carte clonate, in 17 arrestati dalla Guardia di Finanza

Gian Luca Berruti

Nella mattinata di oggi i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare (14 in carcere e 3 domiciliari) nei confronti di altrettanti soggetti, dei quali 15 sono cittadini rumeni e 2 italiani, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla clonazione di carte di credito, frode informatica, furto aggravato, ricettazione e riciclaggio, con l’aggravante della transnazionalità dei delitti commessi.

Le indagini delle Fiamme Gialle del capoluogo meneghino, iniziate nel marzo scorso, hanno permesso di scoprire a Milano e in provincia di Padova alcuni sportelli bancomat (ATM) modificati sui cui erano state posizionate, sovrapposte alle fenditure per l’inserimento delle carte, delle diverse aperture (non visibili agli utenti) che servivano alla lettura delle bande magnetiche.

La lettura delle bande magnetiche presenti sulle carte, che avveniva per mezzo di alcune microtelecamere-spia, consentiva anche di filmare i codici PIN che, di volta in volta, venivano digitati dagli ignari possessori delle carte di credito “spiate”. 

In altri casi, sempre secondo quanto accertato dai militari della Guardia di Finanza, il furto delle credenziali avveniva presso esercizi gestiti da commercianti compiacenti, anch’essi arrestati, che consentivano ai malviventi l’installazione di POS opportunamente modificati allo scopo.

Una volta ottenuti i codici presenti all’interno delle bande magnetiche e i relativi PIN, gli stessi venivano tempestivamente trasmessi in Romania ove laboratori di “esperti” del settore si occupavano di decriptarli per poi permetterne il fraudolento utilizzo a danno dei titolari.

Uno dei gruppi criminali scoperti dai finanzieri era dedito, per di più, anche a furti presso tabaccherie e la loro identificazione da parte dei militari è stata resa possibile grazie anche all’ausilio alcune telecamere di sorveglianza.

Nel corso della medesima operazione – chiamata dagli investigatori “Pollicino” – sono state eseguite svariate perquisizioni presso le abitazioni degli indagati al fine di quantificare anche il numero delle carte di credito contraffatte e il truffaldino giro d’affari perpetrato dalla banda di “clonatori”.

Stando alle prime risultanze, le carte duplicate sarebbero oltre 10.000 per un totale di indebiti prelievi/spese quantificabile in circa 10 milioni di euro.