La sanità italiana ci riserva ogni giorno nuove sorprese, come quelle scoperte dalla Guardia di Finanza di Catania nella AUSL 3 del capoluogo etneo: l’assistenza ai pazienti andava ben oltre l’accanimento terapeutico giungendo a volte a spingere i medici a continuare a seguire il paziente anche se aveva lasciato, suo malgrado, questa valle di lacrime. Questo amore folle dei medici catanesi per i loro assistiti (ma siamo sicuri che quelli delle altre città italiane siano da meno?) è costato all’erario la discreta cifra di 4 milioni e 200 mila euro. Follie della sanità italiana? Certo se pensiamo che la AUSL 3 di Catania, che ha collaborato fattivamente all’indagine della GdF, è stata anche premiata in passato con un premio "Marketing per la Salute". Una azienda sanitaria, quindi, non certo allo sbando, ma contro le diaboliche menti dei truffatori nostrani a volte occorre molto di più di controli di routine. Una riprova, comunque, di come l’esiguità delle risorse spesso additata quale causa della contrazione qualitativa e quantitativa dei servizi pubblici sia spesso dovuta a cause non riconducibili a esigenze reali. Tornando alla cronaca, per la Guardia di Finanza al termine di alcuni mesi di investigazioni condotte su una popolazione di oltre 1.100.000 cittadini, che risultano assistiti dai medici di base etnei, è stato possibile accertare che per circa 21.000 cittadini passati a miglior vita, continuavano ad essere prestati servizi di assistenza medica da parte dei loro medici di base, almeno per quanto attiene l’erogazione da parte della AUSL 3 della quota mensile.Molti defunti, peraltro, hanno goduto dell’assistenza medica per un periodo superiore a 35 anni, senza che nessuno si accorgesse della loro “prematura” scomparsa.Per l’indagine i finanzieri si sono avvalsi dei dati forniti dalla stessa AUSL 3 relativi agli assistiti e quelli provenienti dai vari “uffici Anagrafe” dei Comuni della provincia. Detti dati, una volta “incrociati” grazie all’ausilio delle tecnologie informatiche, hanno rilevato la “triste” notizia.L’attuale normativa in materia prevede che ad ogni medico di base la AUSL corrisponde un emolumento in misura fissa per ogni singolo assistito che è andato nel tempo aumentando ed ora è pari a circa 6 euro mensili.Al termine dell’indagine, così, si è potuto accertare un danno erariale di oltre 4.200.000 € – solo negli ultimi 5 anni – derivante dal pagamento ai medici di famiglia per assistiti deceduti.I risultati del complesso quadro investigativo, sono al vaglio della Corte dei conti per le valutazione dei profili di responsabilità amministrativa per danno erariale, mentre si sta valutando l’eventuale sussistenza di reati da sottoporre all’attenzione dell’Autorità Giudiziaria.