Clandestini denunciati dai medici, clochard schedati e ronde padane

Paola Fusco

  I medici potranno denunciare all’autorità giudiziaria gli immigrati clandestini. Le persone senza fissa dimora saranno schedate. La tassa per il permesso di soggiorno è fissata da 80 a 200 euro. Autorizzate inoltre le "ronde padane" ma non armate. Dopo che il governo ieri è stato battuto tre volte sulla stretta sui centri di permanenza e sui ricongiungimenti familiari, oggi il Senato è andato avanti rapidamente nelle votazioni degli ultimi articoli del ddl sicurezza. A cominciare dall’emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L’emendamento a prima firma Federico Bricolo, capogruppo del Carroccio, è passato con 156 sì, 132 no e un astenuto e prevede inoltre il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l’espulsione. Fissa infine da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno. Nasce poi il registro dei clochard: i senza fissa dimora che vivono in Italia dovranno essere iscritti in un registro nazionale che verrà istituito presso il ministero dell’Interno. L’Aula di palazzo Madama ha approvato l’articolo 44 del ddl sicurezza che prevede la schedatura dei senza fissa dimora da avviare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge. Il Senato ha anche approvato l’articolo 46 del ddl sicurezza che istituzionalizza le cosiddette "ronde padane". Nella norma si prevede, infatti, che gli enti locali saranno "legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio ambientale". Ma, grazie a un emendamento del Pd, primo firmatario Felice Casson, le ronde non potranno girare armate e non potranno "cooperare nello svolgimento dell’attività di presidio del territorio" così come era stato previsto invece nel testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato. Ok alla norma contro l’apologia di mafia sul web: l’emendamento, proposto dal capogruppo Udc Gianpiero D’Alia, riformulato e quindi accolto dal governo, vieta l’apologia o l’incitamento via internet dell’attività della criminalità organizzata, delle associazioni eversive, nonché di incitamento alla violenza sessuale, all’odio etnico, razziale e religioso. Niente più carcere per i writers e multe ridotte a meno della metà. L’Aula del Senato ha infatti approvato alcuni emendamenti del Carroccio che eliminano dal ddl del governo la previsione del carcere per chi imbratta i muri delle città. Si stabilisce anche che chiunque venda bombolette spray a minorenni con vernici non biodegradabili venga punito con una sanzione amministrativa fino a 1.000 euro. La nuova formulazione dell’articolo 7 del ddl, dunque, prevede che sia necessaria la querela di parte solo nel caso in cui vengano imbrattati "beni mobili"; per tutti i beni immobili e per i mezzi di trasporto pubblici o privati, si procederà d’ufficio. La multa per i writers va da 300 a mille euro; ma se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, la multa sale da 1.000 a 1.500 euro (nel testo licenziato dalla commissione era fino a 3.000).