Cosenza, maxievasione nel commercio di pneumatici

Tiziana Montalbano

Scoperto dalla Guardia di Finanza di Cosenza un nuovo caso di frode fiscale all’IVA intracomunitaria per un importo complessivo pari a circa 34 milioni di Euro di ricavi non dichiarati, 12 milioni di Euro di IVA dovuta e oltre 9 milioni di Euro di IVA relativa. E’ lo straordinario risultato conseguito dalle Fiamme Gialle cosentine al termine di una verifica fiscale conclusa nel mese di gennaio nei confronti di un grossista di pneumatici operante nel comune bruzio. L’attività ispettiva, avviata al termine di una complessa indagine, ha interessato un particolare settore commerciale rimasto finora quasi totalmente estraneo in questa provincia al sistema truffaldino meglio noto come “frode carosello”: quello del commercio degli pneumatici. Sono, infatti, le auto di media e grossa cilindrata (oltre a computer, telefoni cellulari e carni) i beni che maggiormente, e più notoriamente, inducono operatori commerciali senza scrupoli a fare uso di false fatturazioni pur di conquistare sempre più ampie quote di mercato e conseguire indebiti vantaggi fiscali. Il meccanismo fraudolento, che ha visto coinvolti nove soggetti, tutti indagati per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e truffa ai danni dello Stato, si è concretizzato attraverso una serie di operazioni di triangolazione realizzate da ditte intestate a “teste di legno”, formalmente ubicate nel territorio della provincia di Cosenza, costituite e cessate in un breve lasso temporale. Sono le cosiddette imprese “cartiere”, ovvero “scatole vuote” appositamente create per essere interposte, unitamente ad altre imprese “filtro”, tra coloro che sono gli effettivi soggetti economici interessati alle operazioni di acquisto e vendita di beni. Unico scopo di queste imprese fasulle è quello di simulare acquisti intracomunitari e cessioni di beni sul territorio nazionale (ricorrendo ovviamente all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti) senza assolvere ai conseguenti obblighi di versamento dell’IVA derivante dalle suddette operazioni. Quattro sono le ditte che A.F. ha utilizzato per realizzare l’imponente giro d’affari che le Fiamme Gialle cosentine hanno ricostruito in due anni di indagini:  due di esse (una di Cosenza, l’altra di Paola), avviate con la compiacenza di un consulente locale, sono risultate intestate a prestanomi che hanno fornito la propria collaborazione in cambio di somme di denaro corrisposte mensilmente, non superiori ai tre/quattrocento Euro,  le altre due (di Bologna), ugualmente intestate a prestanomi, sono state utilizzate allo scopo di creare ulteriori “passaggi” commerciali fittizi, idonei a eludere, o per lo meno a rendere più complessi, gli eventuali accertamenti. Nulla, però, sono valse le strategie adottate dai responsabili a fronte di un’azione svolta dalla Guardia di Finanza a tutto campo e valorizzata anche dalle informazioni ricevute da organi collaterali esteri appositamente interpellati.