Il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo e
il Presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo hanno sottoscritto oggi il
rinnovo del protocollo di intesa per la tutela e la promozione dei diritti
dei bambini e degli adolescenti coinvolti in situazioni di detenzione
genitoriale. L’intesa conferma e rafforza il precedente protocollo già
siglato nel 2013 dal Ministro della Giustizia e dal Presidente di Telefono
Azzurro.
Il progetto “Bambini e Carcere”, nato nel 1993 dall’impegno dei volontari di
Telefono Azzurro e reso possibile grazie alla collaborazione con il
Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della
Giustizia è alla base dell’accordo che è stato rinnovato oggi. Sono stati
oltre 10.000 i bambini e i ragazzi seguiti nel 2015 dalle attività del
progetto, attraverso la costante presenza di 224 volontari adeguatamente
formati e preparati, in 18 carceri in tutta Italia.
Il progetto si muove in due direzioni: la fase del “Nido” che consente ai
bambini di trascorrere i primi anni (0-6) con la mamma in carcere in una
situazione affettiva, logistica ed organizzativa a misura di bambino, e la
“Ludoteca” per attenuare l’impatto con la dura realtà carceraria al momento
del colloquio con il genitore detenuto.
Tutte le attività dei volontari sono finalizzate a creare un clima sereno e
accogliente per il minore: per i più piccoli, l’obiettivo è di facilitare il
rapporto con la mamma e rendere meno traumatica la convivenza in una
struttura penitenziaria. Con le attività nella Ludoteca, invece, si cerca di
allentare la tensione precedente all’incontro del bambino con il genitore
detenuto. I volontari, in questo contesto, avviano attività che permettono a
genitori e figli di essere i veri protagonisti: giochi, laboratori,
animazione e assistenza, con l’unico obiettivo di tutelare la crescita
psico-affettiva del minore e garantire un ambiente sereno per la
coltivazione del rapporto con i genitori.
Parallelamente a queste attività, i volontari si impegnano anche a costruire
momenti di confronto con i genitori detenuti volti a far comprendere loro le
finalità del progetto, ovvero il recupero degli affetti familiari,
attraverso “gruppi di parola”, momenti di condivisione di esperienze e
emozioni, laboratori di scrittura e colloqui individuali.
Santi Consolo ha sottolineato l’importante e qualificato contributo offerto
dai volontari di Telefono Azzurro a sostegno della genitorialità delle
persone detenute e dello sviluppo psico-fisico dei bambini e ha fatto il
punto sulla presenza dei minori ospitati nelle sezioni nido e negli istituti
a custodia attenuata per detenute madri: “Il nostro impegno è rivolto a far
sì che agli ICAM attivi a Milano, Torino, Venezia e Senorbì-Cagliari, che
ospitano 26 bambini sui complessivi 43 che vivono con le mamme detenute, se
ne possano aggiungere altri, tra i quali quello di Roma. Per migliorare il
rapporto tra genitori detenuti e figli il DAP è fortemente impegnato nella
realizzazione delle aree verdi in tutti gli istituti. Bisogna tutelate il
diritto alla genitorialità e le condizioni in cui questi incontri si
svolgono. Bella la sensibilità e l’attenzione di tutti gli operatori che
migliora grazie alla collaborazione più che ventennale di Telefono Azzurro;
risorsa preziosa che sono lieto di confermare con la sigla del nuovo
protocollo d’intesa.”
"Il progetto Bambini e Carcere ha l’obiettivo di favorire il rapporto dei
minori con i genitori detenuti, anche in un contesto come la realtà
carceraria spesso difficile da comprendere, soprattutto per un bambino”, ha
commentato Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro e Docente di
Neuropsichiatria Infantile, “Il Protocollo rafforza l’impegno del Ministero
della Giustizia a fianco dei bambini e delle famiglie dei detenuti. Telefono
Azzurro si impegna quotidianamente al fianco di minori e genitori in
carcere, da oltre 20 anni, in istituti penitenziari di tutta Italia,
intervenendo in prima persona – durante e dopo il carcere – per contribuire
a ricostruire un tessuto sociale e familiare lacerato. Un progetto che
intende mettere in pratica il principio sancito dall’articolo 9 della
Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia secondo cui <<il bambino i cui
genitori, o uno dei due, si trovano in stato di detenzione, deve poter
mantenere con loro dei contatti appropriati>>”.