Davide Simoncelli, sulle piste da sci ci vuole prudenza anche per i campioni

Adria Pocek e Tiziana Montalbano

E’ delle Fiamme Oro uno degli sciatori italiani più promettenti del momento. Davide Simoncelli ha 28 anni e un palmarès di tutto rispetto: due ori, tre argenti e un quarto posto ai mondiali di slalom gigante del 2006.

Fin dalle prime settimane del nuovo anno Davide si misura con i più grandi campioni e nel mondiale 2008 si è già assicurato il 22° posto nella ranking list di Gigante.
Con il cellulare lo abbiamo raggiunto in pista, invitandolo a parlare con noi delle misure necessarie per implementare la sicurezza in montagna.

Davide, cosa ci puoi dire della tua specialità?
Lo slalom gigante è la disciplina che sta alla base dello sci alpino perché è la sciata naturale di chi va sulla neve.

Una sciata che, oltretutto, fa conquistare podi importanti.
Si e sono più che soddisfatto dei risultati che ho ottenuto. Se dovessi fare un primo bilancio della mia carriera potrei dire che è più che positivo.

Nel 2006 un infortunio ti ha impedito di prendere parte al mondiale. Ora è passato tutto, hai recuperato alla grande.
Sì. Mi ero rotto il legamento crociato del ginocchio. Per fortuna, grazie alle nuove tecniche e con l’aiuto della fisioterapia, mi sono rimesso in pista in poco tempo con un ginocchio anche più “stabile” di prima.

Tenendo conto di questa tua esperienza, cosa puoi dire della sicurezza sulle piste da sci?
Per chi si misura in queste discipline è frequente subire incidenti. Tuttavia, se si seguono alcune semplici regole molti di questi incidenti possono essere evitati. Soprattutto è indispensabile imparare a conoscere i propri limiti, usare sempre il casco e non andare a una velocità eccessiva.
La cosa più importante è anche rispettare gli altri e non scordarsi mai che sulle piste non si è soli. Anche lo sciatore provetto non deve sentirsi troppo sicuro delle proprie capacità e perdere di vista le regole fondamentali da adottare in pista.

Cambia quindi il modo di sciare di un atleta che sia in gara oppure che si trovi in una situazione non agonistica?
Sicuramente. Noi atleti negli allenamenti cerchiamo di raggiungere il limite, ma lo facciamo su piste chiuse, dove ci sono le dovute protezioni e, soprattutto, lo facciamo avendo la consapevolezza che durante la discesa non vi sono intralci. Tutto cambia, ovviamente, quando sciamo nelle piste aperte al pubblico. In quel caso moderiamo la velocità e diventiamo dei normalissimi sciatori.

Alla Camera è in discussione un progetto di revisione della normativa sulla sicurezza delle piste? Cosa ne pensi?
Che sulle piste non è come sulla strada. Le capacità di ognuno sono diverse ed è limitativo e anche utopico dire che non bisogna superare una certa velocità. Le leggi possono limitare alcuni fenomeni estremi. Sta però alla coscienza di ognuno sapere quali sono i propri limiti e sapersi gestire coscienziosamente, soprattutto sulle piste più affollate.

Indossi la divisa delle Fiamme Oro. Questa “appartenenza” ti ha aiutato a essere più disciplinato?
Si, fin dai primi corsi di polizia ti insegnano la disciplina, anche quelli per la sicurezza.
Ho molti colleghi che, nell’ambito della polizia, operano il soccorso piste e dalla loro esperienza ho imparato molto.

Consigli di investire sulla prevenzione, facendo crescere la cultura del “No al fuoripista”e del “ no allo sport portato all’estremo”?
Si, credo che sia una buona soluzione. Il fuori pista va bene, ma solo in determinati momenti.
Ci sono, ad esempio, metereologi e guide alpine che sanno quando è il momento di vietare l’accesso alle piste. L’unica cosa che resta da fare a chi vuole divertirsi in montagna è attenersi alle indicazioni e non fare di testa propria.

La montagna è sinonimo di libertà?
Si, così come lo è il mare. Ma entrambi vanno rispettati.