Decreto sicurezza: maggioranza due volte sotto ma tiene

Ines De Robertis

Sono andati estremamente a rilento i lavori nella seduta odierna di Palazzo Madama sul pacchetto sicurezza. Sono stati votati, e respinti, solo 5 emendamenti dell’opposizione ed un emendamento presentato dalla senatrice della maggioranza Elga Taller è stato accantonato per essere forse trasformato in un ordine del giorno.
Il Governo è andato sotto per ben due volte ma la maggioranza, in sostanza, ha tenuto. Lo scarto dei voti tra maggioranza e opposizione è stato ridottissimo tanto che l’ultimo emendamento è stato respinto con 155 si, 155 no ed una astensione che, secondo il regolamento del Senato, equivale ad un voto contrario.
Il Governo ha fortemente stigmatizzato il comportamento dell’opposizione che, secondo la capogruppo dei PS, Anna Finocchiaro, “ha prima manifestato disponibilità, poi contrarietà, poi di nuovo disponibilità e poi si è messa a fare ostruzionismo nonostante il loro verbo sia la chiarezza prima di tutto”.
Anche per Cesare Salvi (Sdi) l’opposizione ha tenuto un atteggiamento ostruzionistico di fronte al quale, ha detto “bisognerà studiare quale sia la via più giusta per votare finalmente il decreto". I lavori in aula riprenderanno domani mattina alle 9.30 ma i tempi a disposizioni per illustrare gli emendamenti sono oramai estremamente ridotti: solo un’ora e quasi tutta riservata ala maggioranza. Comunque oggi su un emendamento del governo che stabiliva l’obbligo per i cittadini comunitari che soggiornano oltre il terzo mese, della certificazione delle ”fonti di reddito lecite e dimostrabili” c’è stato anche un voto bipartisan(solo 6 i senatori, quasi tutti Prc, contrari) . La circostanza ha fatto esclamare a Mauro Cutrufo, capogruppo della DCA a Palazzo Madama che “le grandi intese di fatto ci sono
già, e ce lo dimostra oggi più che mai l’Aula del Senato”. Cutrufo basa la sua convinzione sull’andamento delle votazioni di stamattina a partire dall’accettazione da parte del Governo degli ordini del giorno della Democrazia Cristiana per le autonomie a sua firma. “Legiferiamo insiema – ha concluso Cutrufo – e questo prova che le grandi intese di fatto esistono gia”. Non verrà posta la fiducia, almeno così spergiura la maggioranza nonostante un “vedremo” di Anna Finocchiaro pronunciato in serata, e questa volontà può essere letta come la spia della cautela del Governo che vuole arrivare al voto finale senza traumi e senza provocare, se possibile, reazioni da parte della componete moderata e di quella radicale. Sarebbe singolare se il Governo cadesse sulla fiducia ad un decreto fortemente voluto dal leader del Pd Walter Veltroni. DA segnalare, nella giornata, il comportamento dei diniani che nella persona di Lamberto Dini si sono astenuti, mentre gli altri due senatori, Natale D’Amico e Giuseppe Scalera, hanno votato con la maggioranza. Determinati per la maggioranza anche i voti dei due senatori a vita presenti oggi, Oscar Luigi Scalfaro e Rita Levi Montalcini, mentre Il Presidente Cossiga non si è presentato in aula, come aveva preannunciato per “non votare conto i ministri”. Critica, come sempre, la posizione di Franco Turigliatto, che ha perennunciato di cotare contro” un decreto nato in un clima emergenzialista e che rappresenta un mostro giuridico: il governo non si cura dei cittadini, ma li seleziona, al punto di sfiorare la criminalizzazione etnica”. Turigliatto auspica che il decreto venga ritirato perché “siamo al punto più basso, anche culturalmente, nelle politiche di questo governo. La sinistra che vota il decreto è rossa solo di vergogna”.