Franco Gabrielli lascia il Dipartimento della Protezione Civile per un nuovo incarico

redazione

Franco Gabrielli è il nuovo prefetto di Roma. Lo ha nominato il Consiglio dei ministri di ieri su proposta del ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Nato 55 anni fa a Viareggio, laureato in giurisprudenza, sposato con tre figli, entra in polizia nel 1985. Due anni dopo passa alla Digos di Imperia e da lì inizia un percorso che lo porterà a coordinare le indagini che hanno consentito di fare luce sulle stragi mafiose della primavera-estate del 1993, fino ad arrivare all’arresto dei brigatisti responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona, Marco Biagi e del sovrintendente della polizia Emanuele Petri, nel 2003.

Nel dicembre del 2006 viene nominato direttore del Sisde, che l’anno dopo diventerà Aisi. Il più giovane a dirigere il servizio segreto. Che lascia nel giugno del 2008. Il 6 aprile 2009 c’è il terremoto dell’Aquila: viene nominato prefetto del capoluogo abruzzese con il compito non solo di gestire il momento difficile dell’emergenza, ma anche di vigilare sulla regolarità degli appalti per evitare infiltrazioni criminali. Nell’aprile 2010 succede a Bertolaso al vertice della Protezione civile. Da oggi la nuova sfida da prefetto di Roma. In futuro, la possibilità di puntare alla poltrona di capo della polizia. Quello attuale, Alessandro Pansa, va in pensione nel giugno dell’anno prossimo.

«Ringrazio il Presidente del Consiglio dei Ministri e il ministro dell’Interno per la stima e la considerazione mostrata nei miei confronti» ha detto il Prefetto Franco Gabrielli, che lascia il Dipartimento della Protezione Civile per andare a ricoprire il nuovo incarico di Prefetto di Roma.

«In questo momento, soprattutto, ringrazio di cuore tutte le donne e gli uomini dell’intero Servizio Nazionale della Protezione Civile, in primis i colleghi del Dipartimento che ho avuto l’onore di dirigere per quasi quattro anni e mezzo: oggi, su tutto, mi sento molto arricchito, non solo professionalmente ma anche umanamente».

«Mi rendo conto della complessità dell’incarico che cercherò di affrontare con due parole d’ordine: condivisione e dialogo, tra istituzioni e con i cittadini, veri e primi destinatari dell’azione di un funzionario dello Stato».