Garanzia Giovani: 30mila firme in meno di una settimana per salvarla

redazione

È boom di firme per denunciare il rischio flop del progetto di finanziamento europeo Garanzia Giovani. La petizione lanciata dalla campagna Riparte il futuro di Libera e Gruppo Abele ha raggiunto le 30.000 adesioni in meno di una settimana, puntando un faro sul miliardo e mezzo di euro che dovrebbe essere investito col solo scopo di incentivare l’occupazione giovanile in Italia e che invece, dopo 10 mesi dall’avvio, ha reso disponibili solo 50.000 posti di lavoro: un numero che copre appena il 3% di quell’esercito di 1.723.000 giovani italiani che non studiano e non lavorano, ma che sarebbero disponibili a farlo.

Tanti i punti critici: dalla comunicazione alla trasparenza, passando per i rivoli della burocrazia e il mancato raggiungimento del target. La maggior parte dei ragazzi cui Garanzia Giovani sarebbe destinata non ne sanno nulla. E le aziende che dovrebbero creare posti di lavoro brancolano nel buio. “Il problema è la comunicazione. Ho parlato con imprenditori che non sapevano di poter assumere dei tirocinanti a spese del programma e con criteri agevolati”, spiega Daniele Fano, economista e coautore del libro “Garanzia Giovani – La sfida”, uscito negli stessi giorni del lancio della mobilitazione di Riparte il futuro. “E questo è grave, perché se le persone coinvolte non sono informate e il programma fa flop, la responsabilità è in chi non ha reso accessibile l’informazione. Dobbiamo abbattere la muraglia della reticenza e dell’informazione frammentata. È il primo passo per affrontare, e vincere, questa sfida”.

Il 42,7% dei giovani in Italia è disoccupato e quasi 2 milioni e mezzo hanno già rinunciato allo studio e a cercare un lavoro: statistiche mai viste prima nella storia di questo Paese. “Bisogna agire ora o perderemo una generazione”, si legge nel testo della petizione. “Le risorse che l’Europa ha destinato ai giovani devono andare ai giovani e non disperdersi nei soliti sprechi e nelle zone grigie alla voce “spese generali” di burocrazie incomprensibili”.