GdF: Catania, sequestrati beni per 45 milioni di euro appartenenti al boss degli imballaggi del mercato di Vittoria

redazione

Undici fabbricati e 50 terreni, 15 conti correnti e due conti di deposito, 2 autovetture ed un motoveicolo, il tutto per un valore complessivo stimato in circa 45.000.000 di euro. A tanto ammonta il sequestro di beni e disponibilità finanziarie sequestrati oggi dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania nei confronti di Giovanbattista Puccio (alias “Titta u’ ballerinu”) attualmente detenuto presso il carcere di Siracusa per associazione mafiosa, la cui indiscutibile caratura criminale è stata peraltro confermata da precedenti condanne definitive intervenute nel 1999 e nel 2003.
L’odierno maxi-sequestro nasce da approfondimenti investigativi disposti dalla Procura della Repubblica del capoluogo etneo (peraltro ampiamente supportati da intercettazioni telefoniche e ambientali nonché dalle testimonianze rese dai collaboratori di giustizia), tesi a far piena luce sul regime di “monopolio” che il Puccio, unitamente ai suoi sodali, aveva imposto nel tempo sugli imballaggi per prodotti ortofrutticoli nel mercato di Vittoria (RG), città dove ha sede il più grande mercato del settore oggi esistente in Italia.
Proprio in base a queste indagini, peraltro sviluppate attraverso uno specifico quanto avanzato software realizzato e messo a punto dagli specialisti informatici della Guardia di Finanza denominato “Molecola”, si è scoperto che l’esponente di mafia imponeva ormai da lungo tempo le sue condizioni alle aziende del mercato vittoriese che si trovavano così praticamente costrette ad acquistare cassette in plastica per lo stoccaggio ed il trasporto dei prodotti agricoli solo ed unicamente dalle imprese controllate da Giovanbattista Puccio.
Le contestuali investigazioni condotte dal GICO della Guardia di Finanza catanese hanno altresì accertato il coinvolgimento di alcune aziende, sempre riferibili al Puccio, in un articolato sistema illecito di stoccaggio e lo smaltimento di rifiuti plastici (nello specifico imballaggi usati).
A supporto del pesante quadro indiziario delineato dagli inquirenti nei confronti del “dominus” di tali traffici, i finanzieri hanno fatto altresì emergere una sproporzione superiore ai 2 milioni di euro tra i redditi dichiarati al Fisco dalla cerchia familiare del boss detenuto, rispetto a quelli che sarebbero stati invece effettivamente conseguiti dalla gestione delle imprese da loro possedute, le quali sono risultate essere ben 12 nonostante lo stesso Puccio abbia tentato di dissimularne l’effettiva proprietà intestandole a soggetti che, in ogni caso, agivano comunque per suo conto e secondo i suoi ordini.
L’indagine culminata con questo nuovo ed importante sequestro dimostra come le associazioni mafiose tentino continuamente di infiltrarsi nei tessuti economici legali per re-investirvi gli ingenti guadagni che gli provengono delle loro attività criminali, continuando comunque ad imporre la forza della violenza e dell’intimidazione per vendere i servizi oppure i prodotti proposti, realizzando così enormi danni al regime della libera concorrenza di mercato; aspetti questi sui quali la Guardia di Finanza – oltre ad una continua azione tesa ad individuare i grandi patrimoni criminali – sta impiegando molte delle sue migliori risorse investigative a tutela dell’economia del Paese e degli imprenditori onesti.