GDF: intercettati 20 kg di cocaina all’aeroporto di Fiumicino

Gabriel Romitelli

Sono venti i kg. di cocaina sequestrati e 6 i corrieri arrestati dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, nell’ambito dei controlli anti-droga che le fiamme gialle eseguono ogni giorno presso l’aeroporto internazionale “Leonardo Da Vinci” di Fiumicino (RM).

I corrieri arrestati (tra i quali figurano due donne) avevano escogitato vari espedienti per sfuggire ai serrati controlli aeroportuali messi in atto dai militari della Guardia di Finanza, come quello di un cittadino greco proveniente dal Venezuela che aveva inserito tra le pareti del proprio bagaglio 5 kg. di cocaina fusa e poi solidificata allo scopo, o come quello classico ma oltremodo pericoloso, di ingerire ovuli pieni di droga come adottato da un portoghese in arrivo dall’Argentina.

Determinanti per la buona riuscita dei controlli sono stati, come sempre, le unità cinofile del Corpo, anche se c’è da dire che i sistemi di occultamento adottati dai trafficanti in questione non erano affatto inediti, specialmente per degli operatori di polizia ormai a abituati a confrontarsi quotidianamente con la sempre fervida fantasia dei corrieri.

Nell’ambito dello stesso settore d’intervento c’è anche da segnalare il sequestro da oltre 3 milioni di euro in beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie che le fiamme gialle capitoline hanno messo a segno nei confronti di un noto pregiudicato, già condannato per reati connessi al traffico di droga e all’usura.

Decine di immobili, autovetture di lusso, un’impresa edile, conti correnti, depositi e cassette di sicurezza era infatti il patrimonio del ricco “possidente” su cui gli investigatori della Guardia di Finanza hanno indagato, e che è dagli stessi ritenuto molto vicino agli ambienti della malavita organizzata campana.

Da notare che lo stesso indagato, nonostante avesse la disponibilità di un tale patrimonio e con il quale poteva condurre uno stile di vita di elevatissimo tenore, dichiarava al Fisco redditi pari allo zero; fattore questo che – constatata l’evidente sproporzione esistente tra redditi dichiarati e stile di vita effettivamente condotto – ha consentito ai finanzieri di arrivare all’ingente sequestro ai sensi della vigente normativa antimafia.

Ovviamente, per sviare i sempre possibili controlli di natura fiscale e patrimoniale, il responsabile si era premunito di intestare il tutto a un’insospettabile casalinga, ma lo stratagemma non gli è comunque bastato ad evitare il sequestro del suo “patrimonio” che, con ogni probabilità, è stato costituito nel tempo grazie a numerose attività illecite.