GDF: Napoli, scoperto un milionario traffico illegale di tombe a Poggioreale

Gabriel Romitelli

Un turpe ma assai lucroso traffico di cappelle funerarie ottocentesche, vendute in maniera illegale attraverso falsi atti notarili e molto spesso senza neppure il consenso degli eredi, è stato scoperto dai finanzieri del Comando Provinciale di Napoli i quali, al termine di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, hanno denunciato un notaio e due imprenditori.

Nella lucrosa attività, che aveva come teatro il cimitero napoletano di Poggioreale, le fila degli affari erano tirate da una vera e propria associazione a delinquere specializzatasi nell’espropriare senza alcun titolo tombe e cappelle gentilizie (addirittura di epoca ottocentesca), che venivano poi rivendute a privati dopo aver fatto sparire i resti mortali dei defunti che le occupavano originari aventi diritto e con la sottrazione e dispersione dei resti mortali rinvenuti all’interno.
Dominus indiscussi della vicenda, come accertato dagli inquirenti, erano un notaio napoletano (sottoposto alla misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale per 6 mesi), nonché due imprenditori del settore funerario a lui collegati e peraltro già raggiunti nel giugno 2012 da un’ordinanza di custodia cautelare con obbligo di firma.
I due imprenditori, a cui spettava il compito di reperire sul campo la materia prima del loro commercio, si sarebbero avvalsi della collaborazione loro resa da alcuni dipendenti comunali compiacenti per acquistare – a cavallo tra gli anni 2007 e 2012 – svariate cappelle funerarie che non potevano essere oggetto di compravendita.

Ed erano proprio questi “informatori”, perfetti conoscitori del luogo, che segnalavano ai due imprenditori i loculi e le cappelle a cui nessuno veniva più a far visita da lungo tempo, che potevano essere così “svuotate” dei loro resti mortali prima di essere ristrutturate e rivendute mediante la stipula di falsi atti di compravendita che il notaio elaborava allo scopo di by-passare le restrizioni imposte dall’attuale normativa che vieta esplicitamente la compravendita di manufatti cimiteriali tra privati.

Considerata la vetustà di alcune delle tombe illegittimamente “espropriate” era così più che possibile che nessun erede dei defunti che le avevano occupate opponesse una giusta rivalsa, e il commercio in questione andava dunque molto bene e senza eccessivi disturbi, almeno sino a quando gli eredi di una nota famiglia partenopea non hanno denunciato l’abuso facendo così mettere in moto l’indagine delle fiamme gialle.

I denuncianti, infatti, dopo un lungo periodo di assenza da Napoli, avevano deciso di far visita ai loro cari tumulati nel cimitero di Poggioreale, ma nell’accedere alla cappella di famiglia si erano accorti che il cancello d’ingresso era stato completamente sostituito e che dei loro antenati non c’era ormai più alcuna traccia.

Sempre secondo gli inquirenti il giro d’affari realizzato dai tre ammonta ad almeno 2 milioni e 500mila euro, mentre sarebbe di almeno 3 milioni e 200mila euro il danno erariale che il Comune di Napoli ha subìto nella vicenda.