GdF: Napoli, sequestrati beni per oltre 25.000.000 di euro alla “banda dei mod. 730”

Enrico Fiorenza

Avevano introitato dallo Stato decine di milioni di euro attestando attraverso i “modelli 730” spese sanitarie in realtà mai avvenute. La truffa, finalmente scoperta con l’individuazione di tutti i responsabili, presenta oggi agli stessi responsabili un conto “in soldoni” attraverso il sequestro per equivalente (finalizzato alla successiva confisca) di beni nelle loro disponibilità per un valore superiore ai 25.000.000 di euro.
La vicenda trae origine da un’indagine avviata nel 2015 dai finanzieri del Comando Provinciale di Napoli che aveva riguardato diverse migliaia di dichiarazioni dei redditi ove, senza alcuna documentazione che lo potesse attestare, erano state presentate richieste di rimborso per spese mediche ed altri crediti sui quali è prevista una restituzione per un ammontare complessivo di 52 milioni di euro.
La questione, che aveva riguardato i periodi d’imposta 2013, 2014 e 2015, era però finita nel mirino delle fiamme gialle partenopee che, a seguito di una complessa e minuziosa attività di riscontro documentale, hanno accertato come dietro la cagionevolezza di salute e costi vari asseritamente sostenuti da molti contribuenti ci fosse dietro un gruppo di truffatori molto ben organizzato in cui operavano procacciatori e prestanome uniti da un unico obiettivo: truffare lo Stato.
Il metodo di frode era piuttosto semplice quanto remunerativo, ed i contribuenti che avevano presentato al Fisco dichiarazioni mendaci, una volta ottenuto il rimborso per spese mediche in realtà mai sostenute, restituivano ai promotori della truffa un “compenso” variabile tra il 30 ed il 50%.
Secondo gli investigatori il “giochetto” aveva fruttato ai 28 componenti della banda un indebito quanto facile vantaggio patrimoniale (calcolato in oltre 25.113.000 euro di rimborsi IRPEF del tutto indebiti) sul quale però, proprio oggi, puntualmente si è abbattuta la scure del Tribunale di Torre Annunziata.
In diverse località dell’hinterland di Napoli e Salerno, ma anche a Roma, Milano, Bologna, Parma, Siena e Vicenza, le fiamme gialle hanno apposto i sigilli sui corposi beni appartenenti ai responsabili perché ritenuti diretto provento delle loro attività truffaldine.