GdF: Ravenna, sequestrati nel porto cittadino oltre 57.000 prodotti per l’infanzia non conformi alle norme di sicurezza

Oriol De Luca

Sembrava una normale importazione di accessori e giocattoli destinati all’infanzia (nello specifico catenelle per succhiotti e carillon) ma quei stessi prodotti – provenienti dalla Cina – non avevano i requisisti di sicurezza imposti dalle severe normative della U.E. a tutela dei più piccoli e, proprio per questo, sono state sequestrate.
È questa l’estrema sintesi di un servizio portato a termine dai finanzieri del Comando Provinciale di Ravenna, in collaborazione con il personale delle Dogane e dei Monopoli, all’interno del porto cittadino.
Finanzieri e doganieri, in particolare, affidandosi all’incrocio dei dati informatici grazie ai quali riescono ad individuare carichi che per le merci contenute, o per le rotte seguite, necessitano di un’accurata ispezione, hanno isolato un container il cui carico dichiarato era costituito da queste utilizzatissime catenelle (che hanno lo scopo di non far finire in terra i ciucci dei bebè) nonché di carillon ed altri prodotti destinati sempre ai bambini di tenerissima età.
Controllato il carico ed esaminati la documentazione doganale che lo scortava, agli operanti non è servito molto per capire che quelle stesse catenelle erano del tutto privi degli standard minimi di sicurezza stabiliti dalla normativa europea del settore che, è bene ricordarlo, prevedono come questi particolari prodotti debbano essere realizzati con materiali non tossici e con caratteristiche di robustezza tali da non renderne facilmente possibile di distacco di piccole parti (che poi essere pericolosamente ingerite dai bambini che li utilizzano).
Anche i carillon e gli altri accessori del medesimo carico cinese (quasi 25.000 pezzi), che in questo caso non recavano le indicazioni minime previste dal Codice del Consumo circa la provenienza e la conformità dei materiali, sono stati sottoposti a sequestro.
Nel corso di questi ulteriori controlli di natura fiscale i finanzieri hanno altresì rilevato una sottofatturazione dei prodotti in questione (realizzata con l’evidente scopo di ingannare l’Erario pagando meno imposte), questo perché il valore delle merci stesse era stato dichiarato nettamente inferiore rispetto al vero valore di mercato.
Per questa come per l’altra violazione il destinatario del carico, un commerciante cinese operante nelle Marche, è stato dunque denunciato.