Sono giunte a conclusione le indagini, durate oltre tre anni, che la Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Udine ha condotto con il coordinamento della locale Procura della Repubblica nei confronti di un sodalizio criminale dedito ad attività illecite nel campo tributario e finanziario. Il servizio, articolato e complesso, ha tratto origine da una richiesta di assistenza dell’Autorità Giudiziaria della Polonia che stava indagando su una società polacca per un’ipotesi di riciclaggio di denaro in parte proveniente da un’immobiliare italiana. L’attività investigativa delle Fiamme Gialle udinesi ha permesso di appurare che l’immobiliare italiana aveva trasferito oltre trecentomila dollari statunitensi, utilizzati per acquisti immobiliari a San Pietroburgo attraverso una società controllata di diritto russo. Proprio i rilevanti poteri attribuiti alla Guardia di Finanza hanno consentito di venire a capo delle molteplici attività del sodalizio criminale, individuando e contrastando tutta una serie di illeciti. In particolare, rilevante è stato l’apporto degli accertamenti sviluppati a partire dalle segnalazioni di operazioni bancarie sospette e dagli elementi acquisiti con le perquisizioni eseguite nei confronti degli indagati. Sono stati passati al setaccio 130 rapporti finanziari riconducibili a persone e aziende per lo più operanti nella provincia di Udine, e si è dato corso a rogatorie internazionali in Lettonia, Austria e Russia. I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria della GdF di Udine hanno appurato che l’organizzazione criminale costituiva e gestiva aziende di diritto italiano sostanzialmente inesistenti, ossia “cartiere” create al solo scopo dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti a favore di terzi, società “off-shore” e società di diritto estero, esistenti formalmente, ma del tutto prive di qualsiasi struttura aziendale e utilizzate unicamente per fini evasivi, imprese di diritto italiano ed estero concepite sin dall’origine per condurre operazioni fraudolente, senza adempiere gli obblighi fiscali. Molteplici e ingenti erano, inoltre, le operazioni immobiliari con società che si sottraevano agli obblighi tributari previsti dalla normativa di settore. Grazie al lavoro delle Fiamme Gialle di Udine è stato, così, scoperto un ampio fenomeno di evasione fiscale, mentre, sul fronte della disciplina antiriciclaggio, sono stati ricostruiti trasferimenti finanziari verso la Lettonia e la Federazione russa, realizzati anche mediante schermi societari di comodo, nonché ripetute transazioni in contanti per ammontari di gran lunga superiori al limite di 12.500 euro previsto dalla legge 197 del 1991 (ora D.Lgs. 231/2007). Nel dettaglio, le indagini della Guardia di Finanza hanno portato a individuare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti del valore di circa 39 milioni di euro a favore di 15 società utilizzatrici ubicate in tutto il territorio nazionale, nonché investimenti operati in territorio estero in violazione alla legge n. 227 del 1990 per un controvalore di circa 1,9 milioni di euro ed 1,6 milioni di dollari; rilevare basi imponibili sottratte ad imposizione, nell’ambito di operazioni immobiliari, per il valore di circa 24 milioni di euro e basi imponibili sottratte a imposizione diretta ed indiretta connesse a fiscalità internazionale (tramite l’indicazione di fittizia residenza estera e di esterovestizione societaria) per complessivi 10,5 milioni di euro; consentire l’emissione da parte del GIP di un decreto di sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. nei confronti di una villa di lusso formalmente intestata ad una società off-shore. L’associazione delittuosa faceva perno su un ex imprenditore, un commercialista e altri soggetti economici (un geometra, un imprenditore e un ex promotore finanziario) interessati a giocare un ruolo nel disegno truffaldino; 29 i soggetti denunciati per associazione a delinquere, reati fiscali, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita aggravata, riciclaggio, violazioni penali alla legge n. 197 del 1991, favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Per tre di essi è scattata la custodia cautelare in carcere mentre due si trovano agli arresti domiciliari. Al termine dell’attività investigativa, sono state effettuate 10 verifiche fiscali che hanno consentito di recuperare base imponibile Irpef per quasi 70 milioni di euro, tra elementi positivi di reddito non dichiarati ed elementi negativi di reddito non deducibili.