GdF:Nuoro, sequestrato un patrimonio da 15 milioni di euro alla banda degli “assalti ai portavalori”

Emilio Lasco

E’ un patrimonio da 15 milioni di euro (del quale fanno parte un magnifico resort dell’Ogliastra, 6 appartamenti sulla costa gallurese, oltre a vari veicoli nonché diversi conti correnti bancari e polizze assicurative) quello che la Guardia di Finanza e la Polizia di Nuoro hanno sequestrato a Giovanni Olianas e Luca Arzu principali esponenti della banda sarda degli “assalti ai portavalori”, sgominata nella primavera scorsa al termine di una delle più importanti operazioni anticrimine condotte in Sardegna delle Forze di Polizia poi culminata con l’esecuzione di ben 23 arresti.

L’autentica fortuna, che i due pregiudicati avevano accumulato in 20 anni di rapine e altri traffici illeciti, è stata individuata grazie all’esame di migliaia di pagine di documenti bancari che hanno messo in luce alcune piccole anomalie, successivamente risultate particolarmente utili agli investigatori.

Giovanni Olinas, in particolare, impiegato forestale con l’hobby delle assalti ai furgoni portavalori e persino Vicesindaco di un paese della zona nonché, non aveva mai ostentato un tenore di vita che fosse al di sopra delle sue dichiarate disponibilità finanziarie; una casa dignitosa ma modesta, qualche gettone di presenza per la sua attività di amministratore pubblico, un’auto immatricolata 12 anni fa e qualche gita in montagna lasciavano intuire che il malvivente avesse tratto sostentamento per sé e per la sua famiglia dal suo stipendio di lavoratore dipendente, ma è stato proprio quello a tradirlo visto che i soldi accreditatigli mensilmente continuavano a permanere sul suo bancomat senza essere mai toccati.

Meno prudente nell’ostentazione è invece risultato essere il suo complice Luca Arzu il quale, a fronte di un reddito da poche migliaia di euro l’anno, si era invece permesso costosi soggiorni a Venezia, settimane bianche in rinomate località sciistiche, onerose ristrutturazioni di appartamenti, acquisiti di auto, moto e abiti tutti rigorosamente griffati.

Per le intenzioni dei due malviventi, il contante proveniente da rapine ma anche da traffici di droga sarebbe stato “lavato” reimpiegandolo in attività imprenditoriali, nonché facendolo defluire all’estero attraverso agenzie di money transfer accendendo conti correnti in favore di una società lettone.

Per tali attività di riciclaggio i due capi della banda, ovviamente, si avvalevano di fiancheggiatori (tutti arrestati) individuati nelle loro consorti, in un commercialista e nel prestanome al quale era stata intestata la proprietà del resort oggi chiuso dai sigilli del Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari che ha coordinato le indagini.