Gli italiani e il carcere, il sondaggio del Dap

red

Mercoledì 13 ottobre a Roma, presso il Museo criminologico di via del Gonfalone, l’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia presenta un’indagine quantitativa sulla popolazione italiana per misurare il livello di conoscenza della Polizia Penitenziaria e del sistema carcere. Scopo dell’iniziativa, promossa dal Dipartimento insieme a La Sapienza e Roma Tre, è misurare il livello di percezione dei cittadini riguardo la Polizia Penitenziaria e il sistema penitenziario nel suo complesso, è un’esigenza scaturita dal quotidiano rapporto con gli organi di informazione che, pur dedicando uno spazio consistente alla questione carceraria, prevalentemente indirizzano tale attenzione verso il verificarsi di eventi critici. È evidente che gli eventi critici (suicidi, sovraffollamento, risorse di bilancio insufficienti, ecc.) sono la spia di una sofferenza del sistema e quindi oggetto di cronaca e approfondimento. A fronte, quindi, di una doverosa informazione sulle condizioni del sistema penitenziario, si rileva che spesso tale attività informativa appare squilibrata verso altri ambiti, come la  documentazione, ad esempio, di altri aspetti del carcere, che riesce, seppure con difficoltà, particolarmente acute in questo preciso momento storico, a creare situazioni di positività, di lavoro, di formazione e di reinserimento per i detenuti contribuendo alla sicurezza sociale. Altro punto su cui occorre soffermarsi, e che è stato il focus del sondaggio, è la percezione che i cittadini hanno del Corpo di Polizia Penitenziaria. L’esperienza derivante dal confronto tra DAP e organi di informazione col tempo si è rafforzata, le centinaia di autorizzazioni emesse dal DAP per l’accesso della stampa in carcere, approfondimenti giornalistici ma anche per la realizzazione di documentari, fiction, opere cinematografiche, hanno certamente contribuito a stabilire un canale di comunicazione e di collaborazione istituzionale tra dentro e fuori. Quello che emerge, è che il livello di conoscenza reale del sistema e della Polizia Penitenziaria è debole se il rapporto è ostacolato da una scarsa conoscenza. In tal caso agisce con maggiore vigore la forza del pregiudizio, inteso come l’utilizzo di un sapere precostituito e non verificato rispetto a un’informazione diretta e di prima mano. La Polizia Penitenziaria, che soffre di una insufficiente visibilità in gran parte dovuta alla specificità delle proprie funzioni, paga, spesso, un debito di riconoscibilità e di immagine. L’immagine, in questo caso, non è un concetto che riguarda esclusivamente il profilo della visibilità, e quindi dell’esteriorità, quanto piuttosto la sostanza di una professione che, nell’ambito delle forze di polizia, svolge un compito complesso sul piano della sicurezza sociale e del reinserimento dei detenuti. Oltre al capo dell’amministrazione, Franco Ionta, saranno presenti Chiara Simonelli, psicologa de La Sapienza, Simona Landolfi, formatrice presso Roma Tre, e Ornella Favero, direttore della rivista “Ristretti orizzonti”.