Irlanda del Nord, radici di uno scontro

Lorenzo Della Corte

La punta nordorientale dell’Irlanda non trova pace e, nonostante i tentativi di trovare un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale, Londra ha annunciato che si andrà ad elezioni anticipate.

L’instabilità politica dell’ultimo lembo di terra irlandese ancora legata alla corona britannica ha radici lontane. Stein Rokkan, nel suo celebre “Stato, Nazione e Democrazia in Europa”, definì l’Irlanda come una periferia parzialmente vittoriosa, in quanto non riuscì a completare il proprio processo di state – building, non riuscendo a ricomprendere tutte le trentadue contee presenti. La proclamazione dello Stato Libero d’Irlanda, infatti, non interessò le seicontee del nord-est, a forte prevalenza protestante, che scelsero di rimanere fedeli alla Corona.

La questione nordirlandese ha radici lontane, esse risalgono al 1600, quando, tra il 1608 e il 1610, si assistette al fenomeno della “Plantation”, ovvero un esodo di lavoratori inglesi e scozzesi, di religione protestante, che andarono a consolidare il dominio inglese sull’isola confinante. Tale insediamento si sedimentò nella regione nord – orientale, ovvero l’Ulster. La colonizzazione provocò delle fratture etnico – sociali che condizioneranno la storia della regione. I protestanti, forti dell’appoggio londinese, cominciarono una sistematica politica di espropriazione terriera che spogliò i cattolici di quasi tutte le proprietà, portandoli dal possedere il 59% delle terre nel 1641 fino al solo 5% nel 1778.  

Questa politica voluta da Londra ha prodottonel tempo la sovrapposizione di tre linee di frattura: una etnico – nazionalista, una religiosa ed una socioeconomica. Si trovarono così contrapposti da una parte gli Unionisti, di religione protestante, fedeli alla Corona e rappresentanti della upper class, dall’altra i Repubblicani, ovvero i cattolici, rappresentanti della lower class e desiderosi di unirsi alla Repubblica d’Irlanda. 

Rokkan ritenne il caso irlandese un unicuumnel panorama europeo, dal momento che risulta essere l’unico caso di periferia che, pur abbandonando la propria eterogeneità linguistica, è riuscita nell’intento di costituirsi come stato. Secondo Rokkan, difatti, non fu la lingua a costituire il perno dell’identità della nazione irlandese, bensì la religione divenne ilcaposaldo della costruzione di un’identità comune, attraverso la partecipazione a riti e cerimonie e alla coscienza di essere parte di un passato condiviso opposto a quello dell’invasore protestante. Si sono venuti così a sovrapporre diversi cleavages: etnico – nazionalistici, religiosi ed economici, che hanno radicalizzato il confronto tra le due comunità.

La variabile demografica è risultata centrale nella questione nordirlandese, in quanto le colonie anglo-scozzesi decisero di stabilirsi nell’attuale Irlanda del Nord, comportando in quest’area una netta maggioranza demografica della popolazione protestante ed unionista.Forti di una maggioranza dei 2/3 della popolazione, infatti, i protestanti nel 1921 imposero il proprio volere e si opposero all’unione con lo Stato Libero d’Irlanda. 

Il peso demografico della popolazione protestante ha permesso fino ad ora il mantenimento dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito, ma dalle ricerche del Northern IrelandStatistics and Research Agency, si evince come dal 1991 ad oggi vi sia da un lato un forte incremento della popolazione cattolica e dall’altro una diminuzione della popolazione protestante che, al contrario di quella cattolica, non solo sta diminuendo ma sta anche invecchiando. La crescita demografica dei cattolici, evidente anche dalla prima storica vittoria elettorale del Sinn Feinn nel maggio scorso, è destinata a produrre le condizioni per cui sarà ipotizzabile un mutamento dell’equilibrio raggiunto con gli accordi del Venerdì Santo. Tali accordi stabiliscono la possibilità di indire un referendum per decretare l’unione con la Repubblica d’Irlanda, qualora l’esito referendario e in Irlanda del Nord e nella Repubblica d’Irlanda dovesse esprimere un risultato favorevole.