“Italiani con gli stivali”, storia della Protezione Civile

Paola Fusco

 Scavare a mani nude nelle macerie per cercare di salvare vite umane, resti di civiltà, ricchezze
inestimabili appartenute a interi territori. E’ questo lo scenario raccontato da ‘Italiani con gli stivali’, il libro di Erasmo D’Angelis, primo volume della Biblioteca del cigno, la nuova collana editoriale di Legambiente. Il volume, che è stato presentato all’ex Hotel Bologna, oggi una delle sedi del Senato, racconta il lavoro della Protezione civile chiamata più volte in questi anni a fronteggiare le emergenze che hanno colpito l’Italia: una storia che va da Pompei fino a L’Aquila, da Viareggio a Messina. Racconti di catastrofi naturali, alluvioni o terremoti, dove la Protezione civile ha messo in piedi la sua rete organizzativa e dove gli italiani hanno dato il loro prezioso contributo, indossando appunto gli stivali per aiutare in prima persona chi è stato travolto da frane o altre catastrofi. La Protezione civile, ha sostenuto l’autore del libro, Erasmo D’Angelis, "è sicuramente un’eccellenza al mondo": "Il nostro territorio è ad altissimo rischio e noi con questo dobbiamo fare i conti. Ho contato 430 terremoti negli ultimi 600 anni, uno ogni 14 mesi. Oggi – continua – almeno 23 milioni di italiani vivono in territori non sicuri e sismici". E parlando dell’ultimo terremoto, quello che ha colpito l’Abruzzo, dice che "bisogna riconoscere che è un caso a parte per il fatto che oggi, al di la’ di tutte le cose che devono ancora essere realizzate, non ci sono tendopoli: questo è un miracolo, non era mai accaduto". Concorda il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso: "Stiamo consegnando case antisismiche ed è una piccola rivoluzione. Possiamo aprire anche un dibattito sui costi e sui tempi, ma di certo abbiamo dimostrato che si può evitare il passaggio indecoroso nei container. Questa volta abbiamo voluto che stessero più tempo nelle tende, ma poi ci fosse una soluzione più decorosa: stiamo consegnando le case, a fine anno la casa andrà a 18 mila aquilani". In ogni caso, sui costi tiene a precisare che "se ci fossimo affidati a esterni, avremmo speso 120 milioni di euro. Invece, ci siamo affidati ad aziende private di casa nostra e abbiamo pagato 8 milioni di euro". Sul ruolo della Protezione civile, Bertolaso rivendica: "Ho sudato sangue per otto anni e mezzo per riuscire a realizzare realtà al di sopra delle parti competenti. Ho fatto anche delle scelte perché si finisca di identificare una struttura con una persona. La protezione civile deve essere sì una struttura forte e visibile, ma è giusto che si lavori affinché il territorio sia sempre più autonomo e responsabile". Bertolaso ha spiegato che il nuovo provvedimento di riorganizzazione della Protezione civile servirà proprio a relizzare un "dipartimento più snello e agile per gestire meglio le emergenze, ma anche per migliorare sul fronte della prevenzione". Di questo ha parlato anche Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente: "Ogni tragedia naturale nel nostro Paese è annunciata. Si sa tutto, non si sa quando ma si sa dove. Ma la prevenzione purtroppo – sottolinea – è una cultura che non si riesce assolutamente a radicarsi in questo paese".