La polizia tra satira, arte e storia

red

 Verrà inaugurata domani a Roma, presso la Biblioteca nazionale, la mostra, promossa dall’ufficio storico della Polizia di Stato in collaborazione con il Centro Studi Galantara, che racconta attraverso disegni e vignette la nascita e l’evoluzione storica della Polizia tra ‘800 e ‘900. Una raccolta di immagini pubblicate nei quotidiani e nelle riviste d’epoca e oggi incluse nel volume “In nome della legge” a cura del presidente del Centro studi Galantara, Fabio Santilli, saranno visibili al pubblico fino al 14 novembre. Tra le pubblicazioni, un posto di primo piano è riservato a il Rugantino, giornaletto in vernacolo romanesco che per anni ha bersagliato “lo sbirro”, disegnando il questurino con una testa sproporzionata. Nell’Ottocento, molti altri maestri del riso si sono fatti gioco di prefetti, agenti e figure istituzionali su Arlecchino, il Cassandrino, il Lampione, lo Spirito Folletto, il Diavolo Rosa, Capitan Fracassa e altre testate per giovanissimi come il Giornalino della domenica e il Corriere dei Piccoli. Il giornalismo satirico nasceva come strumento di contrapposizione nei confronti del potere con lo scopo di metterne in evidenza storture e vizi. Ecco perché le vignette propongono una figura di poliziotto costruita su cliché: violento o sciocco, ligio al dovere ma senza personalità. Come nella vignetta anonima pubblicata sull’Asino del 22 gennaio: da una parte gli agenti che “non fanno carriera”, con occhi inespressivi e l’aria spenta, dall’altra quelli lanciati verso un promettente futuro, con sguardo arcigno e visi squadrati. Molte le illustrazioni che deridono il poliziotto nella sua ignoranza e quelle che ritraggono agenti che si trovano al momento giusto nel posto sbagliato, inutile presidio a difesa dell’ordine. Decine gli esempi riportati nelle pagine di “In nome della legge”. Uno tra tutti, la vignetta apparsa sul Rugantino del 4 giugno 1899: nello schizzo firmato D. Josè uno spaventato agente attende la fine di un’aggressione per recarsi sul luogo del misfatto e constatare così l’atroce delitto.