La relazione semestrale dei servizi segreti

Tiziana Montalbano

Stamane, durante la presentazione della relazione sulla politica per l’informazione e la sicurezza a Palazzo Chigi il direttore dell’Aisi (Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna) Franco Gabrielli ha invitato le istituzioni a non abbassare la guardia sul rischio di attentati terroristici: “Non si può andare verso il “rompete le righe” – commenta Gabrielli – perché il pericolo del terrorismo non è venuto meno. Dobbiamo stare molto, ma molto attenti”. Un monito confermato anche dal direttore del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza – ex Cesis), generale Giuseppe Cucchi: “Registriamo dei segnali positivi dal venir meno delle azioni, ma questo non significa che è venuto meno il pericolo e che il nostro paese non sia a rischio. Per tutta una seri di elementi, non solo d’intelligence ma anche di fonti aperte – aggiunge – riteniamo che il pericolo ci sia ancora". Sussistono – secondo la relazione – rischi di infiltrazioni eversive nel mondo del lavoro. L’argomento è l’oggetto di un tavolo interforze operante presso il Dis nel quale è emerso l’attivismo di settori marxisti-leninisti che cercano di inserirsi nelle vertenze occupazionali sostenendo pratiche di lotta autorganizzata o promuovendo fazioni ideologizzate del sindacalismo estremo. Sul piano internazionale esprime la sua preoccupazione anche l’ammiraglio Bruno Branciforte, direttore dell’Aise (Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna): "I pericoli legati al terrorismo internazionale riguardano essenzialmente le cellule di Al Qaeda presenti in Nord Africa e i reduci islamici che tornano in Europa dopo aver combattuto in Iraq e Afghanistan". Ma il pericolo non è soltanto "casalingo": viene, infatti, segnalato anche per i nostri connazionali all’estero. "Rimane elevata la probabilità di attacchi contro militari e civili all’estero, specialmente in aree di grande crisi – Afghanistan e Libano – ma anche in altri territori ove ci sono interessi italiani". Questi ultimi sono quelli legati ai territori kosovari dove in queste ultime settimane si registra un precario equilibrio e dove il contingente italiano è impegnato soprattutto nel delicato quadrante occidentale comprendente il patriarcato serbo- ortodosso di Pec. Un focus, poi, sui luoghi di culto islamici che sono in Italia 774 con un crescita di 78 unità nel 2007. Vis ono tentativi, definiti però sporadici, di componenti integraliste che tentano di affermarsi sll’Islam moderato. Queste dinamiche costituiscono però solo un piccolo tassello in un panorama generale europeo contrassegnato da ampie sinergie tra estremisti di diverse nazionalità.