La salute è uguale per tutti. La sanità nelle carceri passa alle Regioni

Valentina Parisi

Detenuti o liberi, la salute è uguale per tutti. A distanza di circa dieci anni il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto concernente il trasferimento di tutte le competenze in tema di medicina penitenziaria, precedentemente sotto la responsabilità del Ministero della Giustizia, alle Regioni e quindi alle Asl del Servizio Sanitario Nazionale.

Incertezze e instabilità hanno caratterizzato il sistema sanitario che fino a qualche giorno fa si basava sulle leggi del 1970, mentre oggi le Regioni possono finalmente iniziare a progettare un vero e proprio sistema sanitario sulla base delle Linee di Indirizzo allegate al provvedimento. Tali linee sono rivolte sia alle strutture penitenziarie per adulti e minori, sia agli ospedali psichiatrici giudiziari. Ora, nei limiti temporali previsti dal provvedimento, la Conferenza Stato-Regioni dovrà emanare i provvedimenti successivi al decreto che dovranno essere adottati dalle Regioni per l’avvio del nuovo sistema sanitario. Questi riguarderanno i modelli applicativi e la contrattualizzazione di circa 5.500 operatori della Sanità in carcere.

Sandro Libianchi, presidente dell’O.N.L.U.S. Co.N.O.S.C.I. (Coordinamento Nazionale degli Operatori per la Salute nelle Carceri Italiane) ha così illustrato il successo ottenuto grazie all’approvazione di questa riforma.

 

Perché è stato necessario trasferire le competenze sanitarie alle Regioni, e quali sono i vantaggi di questo passaggio di responsabilità?

 

La riforma mira a realizzare una più efficace assistenza sanitaria, migliorando la qualità delle prestazioni di diagnosi, cura e riabilitazione negli istituti penitenziari, negli istituti penali per minori, nei centri di prima accoglienza, nelle comunità e negli ospedali psichiatrici giudiziari. In questo modo ci sembra fondamentale il passaggio, per la compiuta realizzazione delle esigenze di salute della popolazione detenuta, che equipara sotto il profilo della tutela del diritto della salute e della condizione dei cittadini ristretti negli istituti di detenzione, a quella degli altri utenti del S.S.N.

Quindi, è stato necessario il trasferimento delle competenze perché non si possono dare al detenuto prestazioni sanitarie senza che ci sia un progetto comune. Ogni specialità veniva rappresentata in maniera slegata. Il vantaggio è creare un sistema integrato con il territorio, e l’Asl ne avrà la responsabilità. Le competenze spettanti al Ministero della Giustizia erano assolutamente inadeguate.

 

Può fare degli esempi che testimonino le inadeguatezze a cui lei si riferisce?

 

Certo. Un esempio calzante può essere l’assistenza della guardia medica, che teoricamente deve essere presente 24 ore su 24 per garantire al detenuto il suo diritto di salute, mentre c’è stata una riduzione delle ore, arrivando a 3 ore al giorno.

 

Perché ciò avviene? La Sanità Nazionale ha subito dei tagli?

 

In realtà, mentre la Sanità Nazionale non ha subito tagli, almeno così ci risulta dai dati, il sistema sanitario nelle carceri non aveva soldi a sufficienza per garantire l’efficienza e il diritto di tutti. Adesso, con il trasferimento delle competenze alle Regioni, speriamo che le cose possano e devono cambiare. E’ assurdo pensare che un detenuto, una persona in stato di detenzione, possa chiedere aiuto per problemi di salute e, la sua ripresa dipenderà solo dalla fortuna che incontrerà quel giorno…se il medico c’è il detenuto verrà assistito, ma se non c’è perché non ci sono i soldi, il detenuto dovrà aspettare. Non dobbiamo dimenticare che la salute in carcere è un “pezzo” del suo trattamento.

 

Infatti, il decreto in argomento, è integrato, quale parte essenziale, dalle “Linee di Indirizzo per gli interventi del Servizio Sanitario Nazionale a tutela della salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale” che individuano percorsi ottimali di prevenzione e cura , nonché modelli organizzativi per la ristrutturazione dei servizi, al fine di adeguare le prestazioni in ambito penitenziario a quei livelli essenziali e uniformi di assistenza che costituiscono postulato imprescindibile del sistema sanitario del nostro Paese.

 

In cosa consiste il documento che descrive le linee guida a tutela della salute dei detenuti?

 

Innanzitutto, richiama tra i suoi principi la piena parità di trattamento, in tema di assistenza sanitaria, degli individui liberi e degli individui detenuti e la piena collaborazione interistituzionale per integrare la tutela della salute e il recupero sociale dei detenuti. Inoltre, si sottolinea che la continuità terapeutica si pone come principio fondante e deve essere garantita dal momento dell’ingresso in carcere.

 

Quale sono le linee di intervento del Servizio Sanitario Nazionale?

 

Il documento individua otto aree cruciali, indicando obblighi e competenze. Dalle prestazioni specialistiche che devono essere assicurate dalle Aziende USL, alla prevenzione, cura e riabilitazione per le dipendenze patologiche, come l’assistenza ai tossicodipendenti, di cui il 30% nel 2006, è assicurata dai Ser.T.. Sono previste anche delle misure che tutelano la salute delle detenute, delle minorenni e della prole, con un’assistenza ostetrico-ginecologica.