Omicidio Reggiani:in aula testimoniano gli agenti di Polizia

Tiziana Montalbano

”Il volto insanguinato, le mani piene di graffi”. Così nell’udienza di ieri del processo per l’omicidio di Giovanna Reggiani, aggredita e uccisa il 30 ottobre scorso nei pressi della stazione ferroviaria Tor di Quinto a Roma, un agente ha descritto la condizioni del presunto omicida, Romulus Nikolay Mailat, al momento del ritrovamento. Davanti alla Corte d’Assise presieduta da Angelo Gargani sono stati ascoltati gli ispettori Stefano Valdannini e Sara Barrella, l’assistente Mario Forgetta e l’ispettore capo Franco Martinelli, della Polizia scientifica. Ricostruiti quindi i fatti, a partire dalla segnalazione di un autista dell’Atac fermato da una romena che gli disse di avere visto il corpo di una donna sotto un ponte. ”La donna – ha ricordato l’agente Forgetta – aveva il maglione alzato, un solo stivaletto e i pantaloni abbassati senza slip. Il volto era tumefatto, il sangue usciva dal naso”. Fu la stessa romena, indicata come la supertestimone Emilia Neamtu, ”a pronunciare il nome di Mailat e a invitarci a seguirla fino a un accampamento poco lontano dal luogo del ritrovamento. Lì ci indicò una baracca dalla quale uscì Mailat – ha continuato il poliziotto -. Aveva un giubbetto blu, sangue sul volto, graffi sulle mani e le scarpe infangate. Lo portammo via perché le altre persone del campo cominciarono a inveire contro di noi”