Operazione “Transito Silente”

redazione

La Polizia di Stato di Brindisi ha concluso una complessa indagine iniziata nei giorni successivi alla strage del mercatino di Natale a Berlino, condotta dalla DIGOS di Brindisi e dal Servizio Centrale Antiterrorismo della DCPP/UCIGOS, coordinata dalla Procura Distrettuale di Lecce e dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

IL FATTO : il 2 gennaio 2017 la DIGOS di Brindisi ha eseguito la misura restrittiva del “fermo di indiziato di delitto” emesso dalla Procura della Repubblica presso la DDA di Lecce nei confronti di NKANGA LUTUMBA, nato a Kinshasa (Congo) il 15 maggio
1990 e residente in Germania, all’epoca ospitato presso il CPR di Brindisi/Restinco
per il reato previsto dall’art. 270 bis CP, poiché ritenuto organico a una cellula salafita composta da più membri aventi precise finalità di terrorismo internazionale in quanto aderenti allo Stato Islamico, concentrati nel quartiere di Moabit nella città di Berlino.

Insieme al Lutumba è stato deferito per il medesimo reato il 22enne marocchino AMRI SOUFIANE, residente a Berlino, anch’egli appartenente alla stessa associazione con finalità di terrorismo internazionale.

I poliziotti della DIGOS non solo hanno accertato la totale adesione di entrambi all’ideologia dello Stato Islamico, raggiunta attraverso un percorso di progressiva radicalizzazione religiosa meticolosamente ricostruito e documentato dalle particolari e sofisticate attività tecniche eseguite, ma anche acquisito elementi indizianti circa la loro disponibilità al compimento di atti violenti, in diversi scenari.

GLI SVILUPPI INVESTIGATIVI: dalla ricostruzione effettuata dalla DIGOS di Brindisi, i due stranieri, partiti da Berlino, via Monaco, avevano fatto ingresso in territorio nazionale il 2 dicembre 2016, giungendo a Roma nella giornata del 3, dove hanno soggiornato presso un B&B in zona centrale. Successivamente i due, con mezzi diversi e sotto false generalità, si sono spostati ad Ancona il 4 dicembre con l’intenzione di imbarcarsi per Patrasso (GR) e poi, verosimilmente, dirigersi verso Instanbul, ove i due si sarebbero dovuti ricongiungere ad un altro gruppo di militanti.

Durante il loro soggiorno in Italia, NKANGA LUTUMBA e AMRI SOUFIANE hanno tentato di evitare di lasciare tracce del loro passaggio, facendo estrema attenzione nell’utilizzo dei telefonini e scegliendo consapevolmente ogni sera una località diversa dove alloggiare, nonché dichiarando nomi diversi lungo tutto il tragitto.

Un imprevisto sciopero dei vettori marittimi greci, tuttavia, li ha costretti a soggiornare, la notte del 4 dicembre, presso una struttura alberghiera del capoluogo marchigiano dove la Polizia di Ancona li ha sottoposti a controllo. In quel frangente, è emersa una segnalazione delle Autorità tedesche che descriveva AMRI Soufiane quale soggetto potenzialmente pericoloso nei cui confronti doveva essere operato il ritiro del passaporto.

Da questo momento in poi sono state attivate articolate e complesse attività investigative, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo di Lecce, proseguite in un clima di assoluto riserbo per non comprometterne i delicati esiti investigativi ed estese in ambito internazionale, anche con l’inoltro di commissioni rogatorie, grazie al supporto del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia.
Il gruppo di lavoro investigativo appositamente costituito in seno alla DIGOS di Brindisi è riuscito quindi a individuare ben 11 componenti della “cellula salafita” di cui facevano parte NKANGA LUTUMBA e AMRI SOUFIANE; si trattava di un gruppo estremamente variegato formato da militanti tutti residenti in Germania, di età compresa fra i venti ed i trenta anni, con identici percorsi di radicalizzazione.

Il 19 gennaio 2017 tutti i membri del gruppo sono stati deferiti alla DDA di Lecce per il reato di “associazione con finalità di terrorismo internazionale”.

Per quel che in particolare concerne NKANGA LUTUMBA e AMRI SOUFIANE sono state contestate le condotte di:
• partecipazione e conseguente messa a disposizione dell’associazione terroristica sovranazionale denominata IS, che si propone il compimento di atti di violenza con finalità terroristica nei confronti dei paesi occidentali fra cui anche l’Italia, la Turchia, e la Germania;
• finanziamento delle attività dell’IS tramite raccolta di denaro in Germania.

MODALITÀ OPERATIVE: come accennato il gruppo in questione, per raggiungere il teatro siro-iracheno, si era tatticamente frazionato in più parti, individuando almeno due itinerari ritenuti sicuri: il primo, affrontato da LUTUMBA e SOUFIANE, concerneva la rotta mediterranea (Germania- Italia-Grecia-Turchia), il secondo quella balcanica (Germania – Austria –Ungheria –Serbia – Croazia – Macedonia- Grecia –Turchia). Lungo questo tragitto il 4 dicembre 2016, sono stati identificati presso il valico di frontiera di Bajakovo, fra Croazia e Serbia, 3 elementi del sodalizio (Emrah Civelek, Feysel Hermann, Husan Saed Hussein) mentre viaggiavano a bordo di un Audi A6.
Uno di essi (Hermann) era destinatario di un provvedimento di divieto di espatrio adottato dalle Autorità tedesche analogo a quello che pendeva nei confronti di Amri Soufiane mentre un altro membro del gruppo, Emrah Civelek, tassista a Berlino, risultava tra i responsabili del centro islamico berlinese “Fussilet 33”, anch’egli radicalizzato ed aderente al progetto di distribuzione del corano chiamato “Lies”.

La sequenza di messaggi scambiata tra gli indagati, ricostruita dagli investigatori della DIGOS, testimonia la capacità militare e l’organizzazione della cellula. NKANGA LUTUMBA, in particolare, si è dimostrato prodigo nel dispensare indicazioni ai suoi compagni finalizzate a dissimulare il loro aspetto fisico, eliminando ogni riferimento religioso di tipo radicale, quale la barba o elementi del vestiario.

Ecco alcuni stralci dei dialoghi intercettati tra Lutumba Nkanga, durante la sua permanenza al CPR di Restinco, e parte del gruppo che percorreva la tratta balcanica:
1) “Un fratello è stato preso”, 2) “Assalam Alaikum Akhi dì alle Barbe devono via, dice il fratello, sta diventando troppo pericoloso”, 3), “Del secondo gruppo uno è stato preso.”, 4) “Hanno controllato il secondo gruppo, uno non è riuscito a proseguire, al resto non è successo niente”, 5) “Sì, Achi (caro), tutto bene, adesso fai attenzione veramente, andate da dietro, così che nessuno vi noti. Credimi questi porci vi stanno alle costole”.

Lo scorso 31 gennaio le Autorità Tedesche, sulla base dei numerosi elementi indiziari forniti dalla DDA di Lecce opportunamente incrociati con le risultanze investigative scaturite dalle indagini condotte in Germania, hanno proceduto al fermo di AMRI Soufiane, Emrah Civelek, Resul Korkmaz e di altri membri del gruppo individuato grazie al lavoro della Digos di Brindisi nonchè alla chiusura della moschea “Fussilet 33”, acquisendo nel contempo importanti riscontri che profilavano l’eventualità di atti violenti mediante il sacrificio della vita dei soggetti arrestati.

CONTATTI QUALIFICATI: dalle complesse analisi svolte sui dati di traffico telefonico e sulle tracce informatiche, sono emerse relazioni fra alcuni membri della cellula ed il responsabile dell’attentato al mercatino di Natale a Berlino del 19 dicembre scorso, il tunisino AMRI Anis, risultato tra i contatti “social” di AMRI Soufiane e frequentante i luoghi di dimora abituale di NKANGA LUTUMBA e dello stesso AMRI SOUFIANE (il quartiere berlinese di Moabit).

La moschea berlinese di Fussilet 33, dove come visto gravitava l’intera cellula, è quella dove Amri Anis è stato individuato subito dopo l’attentato a Breitscheidplatz.

Il PERCORSO DI RADICALIZZAZIONE religiosa, indirizzato probabilmente verso le più estreme conseguenze, è testimoniato dal recupero di circa un migliaio di chiare ed inequivocabili foto e filmati presenti nella memoria dei “devices” sequestrati a NKANGA LUTUMBA nonché dai messaggi scambiati fra i membri del gruppo sui social e sulle chat, ivi compresa “Telegram” , quest’ultima prevalentemente impiegata per le interazioni con l’agenzia di comunicazione dello Stato Islamico “Amaq”.

Non sono emersi elementi che facciano ritenere che il LUTUMBA o i suoi correi avessero in progetto di compiere atti terroristici in Italia.