Pirati in Somalia: Tajani, non basta solo l’azione militare

Paola Fusco

Contro la pirateria in Somalia non basta agire militarmente. C’è anche bisogno di comprenderne a fondo le cause, di sradicare la povertà nei Paesi da cui i pirati provengono e di studiare a fondo gli eventuali legami fra le organizzazioni corsare e il terrorismo internazionale. Queste, in sintesi, le parole del Commissario ai Trasporti, Antonio Tajani, intervenuto nel dibattito sulla pirateria che si è tenuto in Parlamento europeo. “L’azione militare – ha detto Tajani – è fondamentale e va fatta con rapidità. Per questo la Commissione è lieta dell’istituzione della cellula di controllo voluta dal Consiglio europeo della scorsa settimana. E’ però necessaria anche un’opera di prevenzione del fenomeno”. E il presidente di turno del consiglio, il ministro dei Trasporti francese Dominique Bussereau, ha definito la pirateria “una forma di terrorismo che sta assumendo dimensioni incontrollabili”. La Francia è uno dei Paesi più colpiti dai pirati, avendo anche una delle flotte pescherecce più presenti nell’Oceano indiano. L’anno scorso sono state 25 le imbarcazioni vittime di attacchi pirati sulle coste della Somalia. Oltre al Corno d’Africa, altre aree in cui i pirati compiono le loro scorribande sono il mare cinese del Sud, lo stretto di Malacca e Singapore e il golfo di Guinea. L’eurodeputato verde Romeva Rueda ha ricordato però anche il problema dei pescatori di frodo europei che pescano in acque internazionali vicine alla Somalia. “È fondamentale – ha affermato Rueda – porre fine alla guerra in quel Paese e colmare i vuoti giuridici che permettono il perdurare di questa situazione”.