Pirati, per Lloyd’s Golfo di Aden è zona di guerra

Paola Fusco

 I Lloyd’s di Londra hanno riclassificato il Golfo di Aden, dove i pirati somali che hanno sequestrato una petroliera saudita al largo di Mombasa (Kenya) sono normalmente più attivi, come ”zona di guerra”, paragonabile, per quel che riguarda i premi assicurativi e i rischi, alla Nigeria, all’Iraq e a parti dell’Indonesia. I costi assicurativi di un passaggio nella regione del Golfo di Aden, secondo il giornale Lloyd’s List, sono già passati da una media di 900 dollari al giorno a 9.000. Le compagnie di navigazione creano sempre più spesso convogli per attraversare il Golfo di Aden. L’Ue lo scorso mese si è unita a Nato, India, Malaysia e Russia nel dispiegare navi militari contro i pirati. Ma i rischi non sembrano essere calati significativamente, secondo gli assicuratori britannici del traffico navale. Circa l’11% del petrolio mondiale inviato via mare passa per il Golfo, sulla via del canale di Suez e delle raffinerie locali. Le compagnie di navigazione dovrebbero ”seriamente considerare” la circumnavigazione dell’Africa piuttosto che usare questa rotta, avverte Simon Stonehouse, responsabile dell’assicurazione delle navi presso il Brit Syndicates Ltd, parte dei Lloyd’s. ”I premi assicurativi cresceranno ulteriormente e se il governo egiziano non si mostrerà più attivamente interessato a combattere la pirateria, rischierà di danneggiare gli affari del canale di Suez”, avverte Stonehouse. Qualche compagnia, come l’americana Odfjell Se, principale trasportatore mondiale via mare di prodotti chimici, ha già annunciato che abbandonerà la rotta di Suez a causa degli attacchi dei pirati somali, minacciando una delle fonti maggiori di valuta estera dell’economia egiziana.