Polizia Postale e Facebook per la sicurezza

Massimo Scambelluri

Rendere più sicuro l’uso della piattaforma del più noto Social Network, Facebook, da parte degli
utenti, in particolare i minori. Questo lo scopo dell’incontro avvenuto recentemente tra investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni italiani e vertici del settore sicurezza Facebook venuti
in Italia dagli Stati Uniti, dalla sede californiana di Palo Alto.
In particolare, la responsabile del settore ”sicurezza e rapporti con le forze di polizia” e il responsabile delle relazioni per l’area Europa, Africa e Medio Oriente (Emea) hanno posto le basi di un’effettiva cooperazione dei cyberpoliziotti della Polizia con il settore privato per rendere più utile e più sicuro l’uso della famosa piattaforma di Social Network da parte degli utenti, specialmente i minori. Durante l’incontro sono state definite le ”linee guida” che regoleranno i rapporti tecnico-operativi fra la Polizia Italiana e l’azienda statunitense con particolare attenzione agli aspetti di prevenzione e riduzione degli illeciti commessi online. Il documento riflette l’ottimo rapporto di collaborazione da tempo in atto tra il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e i responsabili di Facebook e potrebbe divenire a breve uno standard internazionale. Infatti, unico del suo genere, costituisce una importante innovazione nei rapporti di cooperazione internazionale tra rappresentanti del settore pubblico e privato. Antonio Apruzzese, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, soddisfatto per i risultati dello scambio informativo che i suoi uomini hanno avuto con i funzionari di Facebook, ha sottolineato la valenza dell’ accordo. ”Il contrasto agli abusi commessi nel mondo dei Social Network – ha detto – si
arricchisce di uno strumento assolutamente innovativo che consentiràsia a noi che a Facebook di garantire agli utenti una migliore e piu’ serena fruizione di un servizio a cui hanno iniziato ad affacciarsi anche importanti realta’ imprenditoriali, attratte dalla grande popolarità di questo poliedrico sistema di comunicazione”.
Al termine dei due giorni di intenso lavoro tra i ‘cybercop’
italiani e gli esperti di Facebook, il prefetto Oscar Fioriolli, responsabile della Direzione Centrale delle Specialità della Polizia ha ringraziato per il prezioso contributo i responsabili dell’azienda di Palo Alto. ”La società moderna – ha detto – ha investito significative risorse nello sviluppo delle nuove tecnologie di comunicazione e ha dato di fatto vita ad un mondo parallelo in cui le nuove opportunità di socializzazione vengono inquinate da individui che, agendo nell’ombra, ne abusano per perseguire i propri intenti criminali".
"Le linee guida, – Ha continuato Fioriolli – stilate in collaborazione con Facebook, rappresentano una pietra miliare nei rapporti di cooperazione tra forze dell’ordine e società private che forniscono servizi via internet. Serviranno a illuminare più adeguatamente proprio quelle zone buie di internet a beneficio dell’intera comunità internazionale, impegnata nella lotta alla criminalità informatica”. Viva soddisfazione per l’accordo è stata espressa anche da Cristian Perrella, responsabile delle relazioni Law Enforcement Emea, il quale ha sottolineato il costante impegno di Facebook per la sicurezza dei propri utenti. "Il nostro obiettivo è di garantire la migliore esperienza possibile su Facebook – ha affermato Perrella – e cerchiamo di farlo adottando tutte le iniziative che premiano i comportamenti positivi e scoraggiano quelli negativi". "Abbiamo costruito – ha spiegato Perrella – un sistema di regole e una struttura del sito che incoraggiano le persone a utilizzare i nomi reali e disincentivano i comportamenti negativi; abbiamo sviluppato una tecnologia straordinaria e un efficace processo operativo che consente di eliminare lo spam e di bloccare gli utenti che non rispettano le regole; coinvolgiamo le autorità soltanto nelle situazioni più gravi e, quando questo avviene, vogliamo che gli organi di polizia abbiano tutte le informazioni utili a perseguire i reati, che si tratti di malware, phishing, ladri d’identità o pedofili. Nella maggior parte dei casi – ha concluso – facciamo un ottimo lavoro internamente, ma nelle situazioni peggiori ci rivolgiamo all’autorità giudiziaria. Esattamente come avviene nel mondo reale”.