Precisazioni di Donato Capace (SAPPE) sul caso Cucchi

redazione

Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, considerato che in questi ultimi giorni sono circolate sulla stampa notizie approssimative circa il rinvio a giudizio dello stesso in relazione ad una querela presentata dalla signora Ilaria Cucchi e dai suoi genitori, ritiene doverose alcune precisazioni, in particolare affinchè la genericità ed imprecisione di tali notizie, alimentate anche da esternazioni della stessa signora Cucchi attraverso social network e altri mezzi di comunicazione, non si risolva in pregiudizio per l’immagine dello stesso e, suo tramite, in danno dell’intero Corpo di polizia penitenziaria.

La vicenda di che trattasi si riferisce ad un intervento, in diretta, del Segretario Generale del SAPPE Donato Capece alla trasmissione radiofonica La Zanzara di Radio24 del 3.11.2014. In quella circostanza, il Segretario Generale del Sappe, era stato intervistato dal conduttore del programma poiché, a sua volta, aveva di recente sporto una querela nei confronti della signora Cucchi per alcune pubbliche accuse che la stessa aveva formulato nei confronti di alcuni operatori della Polizia Penitenziaria, i quali, invece, erano immuni da responsabilità di sorta. Capece, consapevole del fatto che gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che erano stati coinvolti nella triste vicenda del povero Stefano Cucchi erano stati per la seconda volta assolti ed erano del tutto innocenti, come lui aveva sempre asserito, rispetto a quei drammatici fatti, riteneva che la signora Cucchi si stesse ingiustamente accanendo nei confronti del Corpo di polizia penitenziaria.

Pertanto, provocato, incalzato e continuamente interrotto dai conduttori della trasmissione, rispondendo ad alcune domande, dichiarò che era sua opinione che la famiglia non fosse stata abbastanza vicina allo sfortunato ragazzo deceduto all’ospedale Pertini nel 2009. Per questa affermazione i familiari di Stefano Cucchi ritennero di essere stati offesi e presentarono la querela. 

All’esito delle indagini susseguenti il Pubblico Ministero titolare dell’azione penale chiedeva l’archiviazione del procedimento a carico del Segretario Generale del SAPPE Donato Capece ritenendo insussistente il reato avendo l’indagato “esercitato legittimamente e sobriamente il diritto di critica anche nella qualità di rappresentante sindacale”.

A seguito dell’opposizione formulata dalla signora Cucchi il Giudice per le indagini preliminari non accoglieva la richiesta di archiviazione e rimetteva gli atti al PM ordinandogli di formulare l’imputazione nei confronti di Donato  Capece.

Il tenore di detto provvedimento, allo stato, è ignoto, motivo per cui si dovrà attendere la notificazione delle richiesta di rinvio a giudizio da parte del PM per comprendere quale possa essere l’effettivo capo di imputazione. 

E’ evidente come il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece condivida pienamente l’opinione del PM e sappia di non aver mai avuto l’intenzione di offendere i familiari del povero Stefano Cucchi, nonchè di aver espresso, in quel particolare contesto, un parere che, in quel momento storico, era condiviso da più parti, come risulta dai comunicati stampa dell’epoca, motivo per  cui attende con notevole serenità lo sviluppo del procedimento, nella certezza di aver adempiuto al proprio diritto/dovere di rappresentare pubblicamente le legittime istanze del Corpo di polizia penitenziaria, ivi comprese quelle alla tutela ed onorabilità dell’immagine.

Il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece quindi ritiene infondata la querela della signora Cucchi nei suoi confronti, esattamente come, del pari, riteneva infondata la denuncia dalla stessa proposta nei confronti dei poliziotti penitenziari, che lo avevano indotto a querelarla.

A tal proposito, per dovere di completezza, deve essere ricordato che, in quell’occasione, il Pubblico Ministero nel chiedere l’archiviazione osservò come, comunque, la signora Cucchi aveva travisato la situazione perché particolarmente portata, a causa della sua situazione personale, ad interpretare negativamente l’operato delle forze dell’ordine. 

E rilevò anche che “una maggiore prudenza da parte della Cucchi nel formulare giudizi tranchant sull’agire della Polizia Penitenziaria, prima di rilasciare interviste esponendo come verità rivelata la propria interpretazione degli eventi, sarebbe stata cosa corretta e rispettosa dell’altrui sensibilità, atteso che la Polizia Penitenziaria, intervenuta su richiesta di cittadino e priva di qualsivoglia interesse a maltrattare il N., si è vista accusare di comportamenti gravi e illeciti ingiustamente”.

L’archiviazione era quindi motivata dal fatto che poteva ravvisarsi nell’animus della Cucchi non il dolo ma una situazione più vicina alla colpa, nella forma dell’imprudenza.

Imprudenza che, però, pare ancora doversi riscontrare da parte della medesima nella pubblicazione, sul proprio profilo personale del social network Facebook, di un post, quale quello che riporta la notizia di che trattasi, che lascia spazio alle più varie interpretazioni e, purtroppo, a commenti che rivelano un particolare accanimento nei confronti di Donato Capece, Segretario Generale del SAPPE, e della Polizia Penitenziaria. Commenti che sono indubbiamente lesivi di onore e reputazione, che meritano di essere sanzionati e contro i quali il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece si vedrà costretto ad agire nelle competenti sedi legali.