Sappe, le richieste al Governo

Paola Fusco

“La situazione delle carceri sta determinando tensioni tra i detenuti e inevitabili problemi di sicurezza interna che ricadono sul personale della Polizia penitenziaria. Al 17 giugno scorso c’erano nei 206 penitenziari italiani 63.460 detenuti, di cui 39.930 italiani e 23.530 stranieri. 31.306 sono imputati, mentre i condannati sono 30.186. 9.786 condannati hanno pene inferiori ad un anno, 19.604 condannati hanno pene inferiori a 3 anni (potrebbero essere affidati ai servizi sociali), 3.186 hanno pene superiori a 10 anni, o l’ergastolo (condannati per reati di maggiore gravità). Considerato che la capienza regolamentare dei penitenziari italiani è pari a 43.177, i detenuti in eccesso sono 20.283 (47%). E si pensi che il Corpo di Polizia penitenziaria è carente di più di 5mila unità”. Queste le parole di Donato Capece, segretario generale del Sap, il sindacato di Polizia penitenziaria che chiede a gran voce provvedimenti urgenti e concreti: “Non c’è tempo di attendere il fantomatico e sconosciuto Piano Carceri del Commissario straordinario Franco Ionta. Il Governo abbia allora il coraggio di far scontare agli arresti domiciliari – che è detenzione a tutti gli effetti – il residuo pena agli oltre 19mila detenuti con pene inferiori ai 3 anni. Avremmo così anche un risparmio di circa 4 milioni di euro al giorno, costando un detenuto in media circa 200 euro al giorno” aggiunge Capece in un telegramma inviato al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Nell’occasione, la Segreteria Generale del Sappe, rinnova le proposte al Governo: “E’ necessario un ‘ripensamento’ organico del carcere e dell’Istituzione penitenziaria, prevedendo un maggiore ricorso alla misure alternative alla detenzione e l’adozione  di procedure di controllo mediante strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici (come il braccialetto elettronico) che hanno finora fornito in molti Paesi europei una prova indubbiamente positiva. E se la pena evolve verso soluzioni diverse da quella detentiva, anche la Polizia Penitenziaria dovrà spostare le sue competenze al di là delle mura del carcere, parallelamente all’affermarsi del suo ruolo di vera e propria polizia dell’esecuzione penale”.