Sicurezza, indagine della Regione Lazio

Paola Fusco

Violenza e disoccupazione sono i fenomeni che più preoccupano gli abitanti del Lazio. È quanto emerge da un’indagine commissionata dalla Regione alla facoltà di Scienze della comunicazione de La Sapienza e presentata questa mattina dall’assessore regionale alla Sicurezza, Daniele Fichera, dal presidente dell’Osservatorio regionale per la sicurezza, Enzo Ciconte, e dal preside della facoltà, Mario Morcellini. Da oltre 1000 interviste telefoniche e circa trenta domande per scandagliare tra le paure che turbano il sonno dei cittadini residenti nel Lazio, è emerso che la percezione di insicurezza è molto diversa in base a età, sesso e ampiezza del comune di residenza degli intervistati, e che quando si parla in generale le paure sono maggiori rispetto a quelle che si registrano nel proprio territorio di appartenenza. Per esempio il 63 per cento del campione in esame ha percepito un aumento della criminalità nel Paese, ma la percentuale scende quando si chiede se il fenomeno riguardi anche il proprio Comune. Circa le possibili soluzioni, due terzi degli intervistati non prenderebbe parte alle ronde nel proprio quartiere, mentre circa l’80 per cento di essi si dichiara favorevole a un maggiore utilizzo di sistemi di videosorveglianza. Un capitolo a parte della ricerca è stato dedicato all’immigrazione e da qui è emerso che il Lazio è una regione piuttosto aperta e ben disposta verso il fenomeno. “Certamente una società in cui il 70 per cento delle persone dichiara di avere paura non è una società felice” ha commentato l’assessore alla Sicurezza Daniele Fichera “c’è molto da lavorare, ma quel che è certo è che bisogna uscire dalla demagogia e dall’allarmismo che dilagano. Dalla ricerca infatti emerge chiaramente che la percezione di insicurezza e quindi la domanda di sicurezza sono molto elevate, che ad avere più paura sono donne e anziani, indipendentemente dal dato esperienziale, e che i cittadini si aspettano risposte istituzionali in tema di prevenzione e repressione. Risposte che la Regione sta cercando di offrire: in tre anni di consigliatura abbiamo quintuplicato i fondi destinati alla sicurezza e inaugurato molti sportelli tematici per dialogare con la cittadinanza, oltre ad aver finanziato l’ammodernamento della sala operativa della Questura di Roma. Quanto all’immigrazione” ha aggiunto l’assessore “nel Lazio sembrano coabitare tre segmenti di uguali dimensioni: uno zoccolo duro con propensione alla xenofobia, una parte incline all’accoglienza e all’integrazione, e un’area che mantiene un atteggiamento più complesso, cioè che da un lato si dichiara contraria al pregiudizio ma dall’altro reclama la precedenza dei cittadini italiani nell’accesso a servizi come scuola, casa e sanità. Atteggiamento che induce a riflettere su un possibile welfare aggiuntivo”. Il quadro sarebbe dunque ben più complesso di quello dipinto dai media in cui la paura dell’immigrato la fa da padrone: anche la situazione economica risulta in cima alla lista delle preoccupazioni della popolazione laziale. Su questo è intervenuto anche Francesco Forgione, coordinatore del progetto della Casa della legalità della Regione Lazio, che ha però segnalato come nella percezione comune vengano ancora sottovalutati fenomeni invisibili come le infiltrazioni del crimine organizzato: “Mafia, camorra e ‘ndrangheta sono presenti a Roma e nel basso Lazio con capitali illeciti, racket e usura. Basti pensare che la regione è al quinto posto per i beni sequestrati alle organizzazioni”. Forgione ha inoltre sottolineato i rischi che potrebbero derivare da un’informazione che tende a “coltivare la paura e a costruire un nemico”: “Il pericolo è che dietro l’emergenza sicurezza così come ci viene proposta le mafie scompaiano dall’attenzione dell’opinione pubblica”.