Mettersi al volante con un debito di sonno, ossia aver dormito poco o male, è come guidare dopo aver bevuto quasi un litro di vino in un’ora a digiuno. Con l’aggravante che alcool e droghe si accertano con analisi del sangue e test specifici, mentre la sonnolenza non può essere verificata su strada. È quanto emerge da una ricerca che la "Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno" sta realizzando nell’ambito di una partnership scientifica con Mercedes Benz Italia SpA sul fronte della sicurezza stradale.
Il prof. Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione, ha reso noto che «in Italia almeno due milioni di persone soffrono di Sindrome delle Apnee Notturne (OSAS), che determina,
inconsapevolmente per i soggetti che ne sono affetti, un sonno scarsamente ristoratore ed efficace e, quindi, diventa causa di una sonnolenza subdola, latente e improvvisa, molto pericolosa
per chi guida e per chi gestisce impianti sensibili. Il 95% non è però consapevole di soffrire di tale disturbo. Per loro, secondo gli studi, il rischio di incidente sul lavoro o alla guida aumenta notevolmente, con un coefficiente di rischio del 3,71, più che doppio rispetto all’1,68 causato dal consumo di alcoolo droghe». Attingendo ad altri studi internazionali, si rileva che negli USA il 17% di tutti gli incidenti autostradali mortali sono causati dal colpo di sonno (fonte: National Highway Traffic Safety Administration). Per quanto riguarda il nostro Paese, la Fondazione stima che almeno un incidente stradale su cinque sia causato da un colpo di sonno. L’indice di mortalità è superiore alla media giornaliera per tutto l’arco di tempo che va dalle ore 20 alle 7 del mattino, raggiungendo il valore massimo intorno alle 4 di notte (5,7 decessi ogni 100 incidenti).
La scienza medica ha gli strumenti per diagnosticare il rischio di essere vittima di apnee notturne attraverso accertamenti semplici e non invasivi, come la polisonnografia. Invece, sono scarsamente
efficaci le contromisure empiriche che gli automobilisti adottano per scongiurare i colpi di sono al volante. «Fermarsi e concedersi un breve sonno in auto è l’unico antidoto per combattere la sonnolenza alla guida», ha spiegato il prof. Peverini ammettendo, però, che «ne fa uso solo poco più del 4% degli intervistati. Gli altri danno spazio inutilmente alla fantasia, mettendo assieme diversi espedienti, ma senza grandi risultati: il 54% si ferma e si accontenta dei classici due passi; il 52% alza il volume della radio; il 47% apre il finestrino e il 45% prende un caffè. Nè serve muoversi mentre si è al volante (27%), mangiare caramelle (32%), bere limonata o altre bevande (26%) sino ad arrivare ai chi ritiene (5%) che sia addirittura utile guidare più velocemente per imporsi maggiore attenzione contro la sonnolenza».