Siena, l’ombra delle vecchie BR sulla rapina al Monte dei Paschi

Massimo Scambelluri

Dopo l’arresto di Cristoforo Piancone ex membro della Direzione strategica delle Brigate rosse, responsabile della rapina al Monte dei Paschi di Siena.compiuta mentre era in regime di semilibertà nonostante tre ergastoli, il dubbio degli uomini dell’Ucigos e della Questura di Siena è capire quale sia stato il reale fine per cui questo reato è stato consumato. Assurdamente l’essere certi che dietro l’ azione armata ci sia un’ organizzazione criminale specializzata in rapine lascerebbe gli inquirenti, nonostante la gravità della situazione, notevolmente più tranquilli rispetto all’ipotesi che la rapina in banca non sia altro che un auto-finanziamento di una nuova cellula brigatista. Senza alcun ragionevole dubbio Piancone e il suo complice hanno alle spalle un’organizzazione di supporto come dimostra il piano d’azione e di fuga studiato nei minimi particolari. Il ritrovamento, poi, delle quattro pistole che i due avevavo con loro testimonia come fossero assolutamente pronti ad una reazione armata. Si ipotizza anche la presenza di un basista o quanto meno di qualcuno che abbia studiato la logistica del colpo, perché la filiale del Monte dei Paschi scelta non ha sistemi evidenti di sicurezza attiva o passiva e i due rapinatori questo dettaglio lo conoscevano, così come conoscevano alla perfezione quale strada scegliere per fuggire, evitando la più scontata e facile che li avrebbe portati dritti in mezzo alla festa della Contrada vincitrice del Palio. Quindi il luogo della rapina è stato sicuramente monitorato, ma non da Piancone che è rimasto a Torino, come sottolineano gli inquirenti, nei giorni precedenti la rapina..C’è, quindi, la quasi certezza di un terzo complice e, dalle testimonianze dei clienti che erano in banca al momento della rapina, anche che fuori la banca si trovassero dei “pali”, magari armati e pronti ad intervenire. Le pistole ritrovate verranno sottoposte a test balistici per stabilire se abbiano già sparato e se siano armi non recenti. Si sospetta che possano far parte del mai ritrovato arsenale delle BR che sarebbe stato nascosto 30 anni fa sulle Alpi Apuane. Oggi Piancone verrà interrogato dal PM e potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. D’altronde era uno dei duri delle BR e non si è mai pentito nemmeno in carcere. “’Erano pronti a uccidere – ha detto il capo della mobile di Siena, Gianluigi Manganelli – e ritengo che non avrebbero avuto scrupoli a farlo” Durante l’inseguimento, infatti, Pianconi avrebbe tentato di armare una semiautomatica, “carrellando” ha inserito la sicura e solo per questo errore non avrebbe sparato contro i poliziotti che lo inseguivano.