Vedrai a Camera Deputati: “AI strategica, senza investimenti a rischio competitività delle imprese”

“Prima di domandarci quale sia la strategia per l’innovazione, credo che sia fondamentale avere chiaro che l’innovazione stessa è strategia per il nostro Paese e che l’innovazione dal momento in cui arriva fa parte del nostro patrimonio culturale. A tal proposito l’Intelligenza Artificiale è uno strumento estremamente abilitante. Pensare che ci possa essere una guerra tra chi l’innovazione l’accetta e chi non la accetta è fortemente utopistico. Ci sarà al contrario una competizione tra le imprese che utilizzeranno l’AI e quelle che non la utilizzeranno”.

Così Michele Grazioli, Presidente del Gruppo Vedrai, gruppo specializzato in soluzioni di Intelligenza Artificiale, intervenuto oggi in X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati nel merito dell’indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale, su opportunità e rischi per il sistema produttivo italiano.

“Vedrai in tre anni ha raccolto circa 50 milioni di euro da investitori privati italiani, è la startup italiana di AI che ha raccolto più fondi nel nostro Paese. Una realtà come la nostra può competere a livello di fondi in una piccolissima nicchia dell’AI che riguarda le simulazioni economico finanziarie. Se andiamo sull’AI generativa – la tecnologia che sta dietro ChatGPT – è necessario per le imprese italiane che vogliono operare in questo settore disporre di almeno mezzo miliardo da investire per essere competitivi a livello internazionale. Il rischio dunque è che, in questo ambito decisivo, l’Italia sia quasi totalmente dipendente da tecnologie straniere. Per rendere competitivo il sistema Paese occorre quindi a nostro giudizio essere favorevoli all’innovazione e all’intelligenza artificiale pensando al futuro delle nostre imprese”.

Michele Grazioli, Presidente di Vedrai, sui potenziali rischi legati all’AI, ha aggiunto che “l’intelligenza artificiale applicata al linguaggio non cerca di superare la performance dell’uomo, qualsiasi benchmark è costruito sul livello che l’uomo ha nel compiere quel tipo di attività. Se l’intelligenza artificiale è addestrata per fare compiti come li fa l’uomo, non meglio, tutto ciò che è medio, ovvero all’interno di ciò che definiamo normale come performance, verrà sostituito dall’AI. Questo ci porterà sia a dare molta più importanza a ciò che è eccezionale sia a fare sì che la maggior parte delle informazioni usate per addestrare l’AI siano delle informazioni che ci porteranno a cercare la migliore performance dell’essere umano”.

“In conclusione le imprese che sviluppano la tecnologia sono quelle che hanno i dati che consentono di aumentare le performance e danno vantaggio competitivo. Purtroppo in Italia siamo indietro per la ricerca e sperimentazione nell’ambito delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale; nelle aziende mancano competenze per raccogliere ed elaborare dati e ciò le rende meno competitive nei mercati internazionali. Oggi la competizione la vince chi ha i dati e chi investirà acquisendo un vantaggio competitivo. Non rischiamo di perdere quella unicità e identità del nostro Paese che per secoli è stato visto come modello da imitare