Verona, detenuto suicida in carcere

redazione

Ancora il suicidio in carcere di un detenuto, il quinto dall’inizio dell’anno. Dopo quelli di Genova Marassi, Bologna, Porto Azzurro e Bari, si ha oggi notizia dell’ennesimo suicidio di un detenuto in un carcere italiano.

Commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Il detenuto si è tolto la vita il 4 febbraio scorso, ma se n’è avuta conferma solamente oggi. L’ennesimo suicidio di un altro detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 17mila tentati suicidi ed impedito che quasi 125mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Purtroppo a Verona, come anche a Bari, Bologna, Porto Azzurro e Genova Marassi, il pur tempestivo intervento del poliziotto di servizio non ha potuto impedire il decesso del detenuto”.

Il detenuto suicida, aggiunge il SAPPE, “era un uomo marocchino di 46 anni, fine pena agosto 2018, ristretto per reati di droga, lasciato dalla moglie, che da tempo che non faceva colloqui, che non aveva mai manifestato intenti suicidari. Era in cella da solo ed era un detenuto modello, sempre educato e rispettoso: non ha lasciato alcun messaggio per spiegare il suo insano gesto”.  

Capece sottolinea come “la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata! Altro che celle aperte e vigilanza dinamica, soluzioni inutili e pericolose che chiediamo al Ministro della Giustizia Andrea Orlando di sospendere perché, appunto, inutili rispetto alle gravi criticità penitenziarie. In un anno la popolazione detenuta in Italia è calata di poche migliaia di unità: il 31 gennaio scorso erano presenti nelle celle delle carceri italiane 52.475 detenuti, che erano l’anno prima 53.889. La situazione nelle carceri italiane resta ad alta tensione: ogni giorno, i poliziotti penitenziari nella prima linea delle sezioni detentive hanno a che fare, in media, con molti atti di autolesionismo da parte dei detenuti, tentati suicidi sventati in tempo dalla Polizia Penitenziaria, colluttazioni e ferimenti. Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere – come a Verona – con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità del Paese”.