GdF: Vibo Valentia: Operazione “Cannabis Farm”, sequestrata una coltivazione clandestina di canapa indiana. Eseguiti 7 arresti

Enrico Fiorenza

Era strutturata come una vera e propria azienda agricola, estesa per oltre un ettaro e con efficientissimi impianti di irrigazione ed areazione (quest’ultimo peraltro abusivamente allacciato alla rete elettrica pubblica) che servivano ben 20 serre. Peccato però che quella coltura avviata nelle bellissime campagne di Pizzo Calabro (VV) fosse essenzialmente finalizzata a produrre grossi volumi di canapa indiana, nella ricercata varietà “skunk”.
Sono questi gli elementi essenziali dell’ultima operazione anti-droga messa a segno dai finanzieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia i quali, nel corso del loro “blitz”, hanno individuato e arrestato – proprio mentre erano intente alla coltivazione dello stupefacente – sette persone tra i quali figurano due cittadini italiani, un maliano, tre ivoriani ed un altro soggetto originario della Guinea.
Alla scoperta ed al sequestro dell’area nonché di tutto il suo contenuto, i finanzieri vibonesi sono arrivati dopo un’efficace attività di intelligence che mirava a far luce su una possibile produzione di cannabis realizzata in grande stile, anche se comunque difficile da individuare considerate le moltissime coltivazioni di frutta e ortaggi d’ogni tipo presenti su un territorio e che si distende su zone di non facile accessibilità e che è ancora a forte vocazione agricola.
La perseveranza delle fiamme gialle nel seguire la traccia giusta dava però i suoi “frutti” che, nello specifico caso, si sostanziano in oltre 89.000 piante già mature e dunque pronte per essere raccolte ed avviate all’essiccazione.
Secondo gli inquirenti la coltura sottoposta a sequestro, una volta giunta a completa fioritura, avrebbe consentito di ottenere circa 8 tonnellate di marijuana con conseguenti ricavi per almeno 20 milioni di euro.
Le indagini non si sono al momento ancora concluse, soprattutto al fine d’individuare la possibile presenza di altri responsabili in questa illecita attività che, per l’organizzazione che vantava nonché per le sue ingenti capacità produttive, potrebbe già aver visto il diretto coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese.