I rifiuti napoletani sono arrivati nelle aule di Bruxelles

Adria Pocek

In questi giorni si sta parlando con sempre maggior preoccupazione del danno incalcolabile che la crisi dei rifiuti in Campania sta portando all’immagine di Napoli, della regione e anche dell’Italia tutta. Ma c’è chi questo danno lo sta già quantificando economicamente sulla propria pelle, come il settore turistico, nel quale fioccano ormai le disdette di prenotazioni per la prossima Pasqua. Ed anche l’agroalimentare campano è nell’occhio del ciclone: crollo delle vendite di ortaggi, frutta e di tutti i prodotti tipici campani, a cominciare dalla mozzarella di bufala “delizia dell’agro aversano”, prodotta, secondo gli allarmi lanciati da giornali e TG di tutto il mondo, in un territorio inquinato dalla diossina. “In una recente cena a Bruxelles – ci spiega il parlamentare europeo Riccardo Ventre, ex Presidente della Provincia di Caserta – alcuni deputati francesi alla vista della mozzarella di bufala servita in tavola sono inorriditi” . Appunto, inorriditi. Perché è questa la percezione dell’Italia e dei suoi prodotti alimentari che si ha oggi all’estero e della quale non dobbiamo meravigliarci. D’altronde basterebbe ricordare la recente crisi nei consumi della carne di pollo dovuta all’aviaria per capire i danni che una cattiva comunicazione può comportare per interi settori industriali. Cosa fare allora? “Stasera il Parlamento Europeo sarà riunito in sessione plenaria – prosegue Ventre – e io proporrò una mia idea, quella di affidare a un istituto scientifico specializzato, meglio se straniero, un’analisi del territorio campano, per valutarne parametri quali, ad esempio, la qualità dell’aria, l’inquinamento del terreno e delle falde acquifere e la bontà dei prodotti agricoli e caseari. Ho fiducia che non sussistano danni reali in questi settori, anzi oserei dire che ne ho la certezza – sottolinea in una notazione personale – in quanto sia io che la mia famiglia continuiamo a consumare tranquillamente ogni tipo di prodotto a cominciare dalla mozzarella”. Ci sono aree della Campania, però, che non sono affatto colpite da questa crisi dei rifiuti, cosa devono fare per tutelare la propria immagine? “E’ vero. Tutta la parte nord della provincia di Caserta, ampie zone dell’avellinese e del beneventano, in generale tutte le zone collinari e montane e anche quelle città che hanno amministratori capaci, bisogna pur dirlo, come Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, non hanno avuto, né hanno, alcun tipo di problema, ma soffrono ugualmente sul piano dell’immagine. In termini di comunicazione, però, non penso che i “distinguo” serviranno a molto. Serve, piuttosto, un’azione seria e concreta, che ridia credibilità al sistema. Uno studio scientifico internazionale condotto in tempi brevissimi, magari promosso dallo stesso Governo, penso sia la via maestra da percorrere per un recupero di credibilità che avvenga in un lasso di tempo sostenibile dall’economia regionale”. Ma c’è la forza nei cittadini campani di reagire a questa ennesima débacle? “La capacità di reazione – conclude l’on. Ventre – certamente c’è, ma andrebbe governata, perché da sola non è assolutamente sufficiente. Ma la classe politica attuale ha dimostrato di non essere in grado di farlo e ha inoltre creato, proprio con questa sua trascuratezza, un altro danno incalcolabile: quello della riproposizione del vecchio stereotipo del napoletano superficiale, sporco, approssimativo. Se ipoteticamente questo disastro fosse avvenuto in regioni che non hanno questo “marchio genetico” come il Piemonte o la Lombardia probabilmente sarebbe per loro molto più facile riacquistare la fiducia sul piano interno e internazionale. Per noi la strada sarà ancora più in salita”.