Alessandria: detenuto in carcere ingoia cellulare

redazione

Giornata ad alta tensione nella Casa di Reclusione di Alessandria, dove ieri la Polizia Penitenziaria ha prima scoperto una donna, che si era presentata in carcere a sostenere il colloquio con il marito detenuto, con sostanza stupefacente abilmente nascosta nelle parti intime e, successivamente, il congiunto che aveva ingoiato un telefono cellulare. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Spiega il segretario generale SAPPE Donato Capece: “Nel primo pomeriggio, il Nucleo cinofili della Polizia Penitenziaria ha rilevato che una donna, entrata in carcere per sostenere il colloquio con il marito detenuto italiano, era probabilmente in possesso di droga. I successivi controlli hanno permesso di accertare che la donna effettivamente era in possesso di diversi ovuli di sostanza stupefacente, occultati nelle parti intime. La donna è stata immediata deferita e denunciata all’Autorità giudiziaria”.

“Il marito della donna denunciata”, prosegue il leader del SAPPE, “tornato nella cella ha iniziato ad assumere un comportamento irrequieto, arrivando a distruggere tutto ciò che era nella sua camera detentiva. Portato in ospedale per accertamenti dal Nucleo Traduzioni della Polizia Penitenziaria, che aveva comunque intuito come vi fosse qualcosa di particolarmente anomalo nel comportamento del detenuto, una successiva radiografia al bacino del ristretto accertava, nell’ano, la presenza di un telefono cellulare! Il detenuto si rifiutava inizialmente di espellere il telefono e solo dopo la lunga opera di persuasione e convincimento fatta dai poliziotti penitenziari del Nucleo sulle conseguenze che avrebbero potuto comportare la presenza di un corpo estraneo al suo organismo, si convinceva ad espellerlo ed è stato poi ricondotto in carcere”.

Ai poliziotti del carcere di Alessandria, il segretario generale del SAPPE rivolge “le nostre attestazioni di stima e apprezzamento per l’alta professionalità dimostrata. Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti, ed il possesso e l’uso di telefoni cellulari. Questo deve fare comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale”.