Arezzo, arrestato indiano che sfruttava connazionali

Tiziana Montalbano

La Guardia di Finanza di Arezzo ha accertato la presenza, presso un opificio dedito alla lucidatura di fibbie metalliche di note “griffes” della moda, di diversi lavoratori “in nero”. Al momento dell’accesso dei finanzieri il titolare dell’azienda, di origina indiana, ha obbligato alcuni suoi dipendenti irregolari a nascondersi all’interno di un angusto locale nel sottotetto ma il tentativo non è però passato inosservato ai militari che, arrampicandosi su una scala, hanno individuato sei operai extracomunitari. L’imprenditore è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per sfruttamento di manodopera clandestina ed è ora detenuto nel carcere di Arezzo; le indagini delle Fiamme Gialle aretine, però, non si sono limitate all’immediata contestazione dei fatti ma sono state sviluppate a tutto campo e la successiva analisi degli elementi raccolti durante il controllo ha portato alla luce una realtà inquietante: ai dipendenti, tutti di origine indiana, il titolare riconosceva una retribuzione di circa tre euro l’ora per una giornata lavorativa non inferiore alle 11 ore, omettendo il versamento dei contributi dovuti, e imponeva anche il pagamento di considerevoli somme di danaro (dai 10.000 ai 15.000 euro) per predisporre, quale datore di lavoro, la documentazione burocratica necessaria al loro ingresso in Italia. L’uomo pretendeva inoltre, per la consegna delle buste paga (documentazione indispensabile per il rinnovo del visto di soggiorno), ulteriori somme di denaro che  i malcapitati in alcuni casi erano costretti a reperire contraendo appositi finanziamenti con società di credito al consumo, garantiti dallo stesso imprenditore.