Biometria: vincere la resistenza dei consumatori

Riccardo Fraddosio

 I consumatori sono davvero pronti per le ultime innovazioni biometriche? Questa è la domanda attorno a cui ruota il documento redatto da Alessandra Girardo, Marketing Director Continental Europe Enterprise Security di Unisys (“Come superare l’ultima frontiera della biometria: vincere la resistenza dei consumatori”). Ormai le aziende di tutta Europa hanno iniziato a implementare nella propria organizzazione tecnologie biometriche, come la scansione dell’iride, delle impronte digitali o dell’intera mano. Tuttavia a questo slancio significativo da un punto di vista della tecnica si accompagna spesso un “timore psicologico” rispetto a un’eventuale ingerenza nella propria sfera personale. Insomma, è come se il consumatore si trovasse di fronte a un bivio: da un lato, la sicurezza, dall’altro la privacy. “Fino a pochi anni fa – spiega Alessandra Girardo – il dibattito sulla biometria era focalizzato sulla sua capacità di offrire una soluzione di sicurezza più affidabile e solida rispetto a strumenti tradizionali di autenticazione, quali ad esempio l’utilizzo di password. Oggi, invece, di fronte a una risposta indubbiamente positiva rispetto a queste richieste, la biometria è accettata e adottata globalmente, sia nel settore pubblico che in quello privato, quale modalità sicura ed economicamente efficiente per garantire controlli di sicurezza avanzati e ottimizzati. Il futuro di questa tecnologia sembrerebbe dunque roseo, almeno in apparenza”. Qual è, allora, l’ostacolo che sbarra il cammino ad uso più massiccio della biometria? Secondo Alessandra Girardo “le cause che frenano un’azione diffusa di queste tecnologie” sono da riscontrarsi non tanto in una carenza del laboratorio di ricerca, quanto, al contrario, in una particolare configurazione della “piattaforma socio-culturale”. Detto in parole spicciole, nella prevenzione che consegue a un certo tipo di formazione sociale e culturale. Nell’ignoranza. Nella paura di vederci sottratta la nostra privacy in nome di una maggiore di sicurezza. Spiega Alessandra Giraudo: “La terza edizione dello Unisys Security Index, presentata a novembre 2008, ha messo in evidenza come i consumatori di sette Paesi europei (Italia, Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, Spagna e Belgio) preferiscono che, per la verifica dei propri dati identificativi da parte delle banche, della pubblica amministrazione e delle altre organizzazioni, vengano utilizzate password (71%) e codici PIN (69%). Dal punto di vista della biometria, la lettura delle impronte digitali è la tecnologia maggiormente accettata dai consumatori europei (67%), perché più nota utilizzata negli anni, seguita dalla più recente scansione dell’iride (54%). Le soluzioni più nuove, come ad esempio il riconoscimento vocale, la scansione del volto e quella del palmo della mano, sono accolte con fiducia da meno della metà degli utenti”. Tali risultati in effetti appaiono contraddittori: perché, infatti, i consumatori dovrebbero rifiutare delle tecnologie che migliorano la sicurezza delle identità personali? Secondo la Giraudo “le remore dei consumatori celano preoccupazioni evidenti rispetto a tre aspetti della propria sicurezza”, e questi sono la privacy delle informazioni, la privacy fisica e la salvaguardia dei dati. Nel primo caso (la privacy delle informazioni) la paura consiste  nel timore che altri individui vengano in possesso di dati sensibili senza il loro consenso diretto o addirittura a loro insaputa. Nel secondo (la privacy fisica), nel sospetto che la tecnologia possa causare danni fisici. Infine, nel terzo (la salvaguardia dei dati), la domanda che si pone il consumatore è: come è possibile proteggere i dati biometrici di un individuo una volta rilevati? Un vero e proprio pregiudizio a scapito delle tecniche biometriche d’avanguardia che va a favore dell’utilizzo di password e pin. “In sintesi – conclude Alessandra Girardo – l’elemento che unisce i consumatori è la paura psicologica nei confronti di una tecnologia nuova e ancora poco conosciuta, verso la quale non si è istintivamente spinti da un sentimento di fiducia. Le aziende orientate verso l’adozione di strumenti biometrici nella quotidianità delle attività di business devono considerare proattivamente questi aspetti, in caso contrario i consumatori continueranno a rappresentare il maggiore ostacolo alla diffusione della biometria”. Ora la palla è alle aziende.