Bombe alla Bocconi e al centro immigrati

Paola Fusco


Due pacchi esplosivi, confezionati in modo rudimentale, sono esplosi ieri senza causare gravi danni: il primo è stato piazzato in un corridoio dell’Università Bocconi di Milano ed è parzialmente esploso nella notte, l’altro è stato recapitato in una busta gialla al direttore del centro immigrati di Gradisca d’Isonzo (Go) che ha evitato i danni della deflagrazione gettando via l’involucro. Gli attentati sono stati rivendicati dalla Federazione anarchica informale (Fai), una sigla che, negli ultimi anni, sembra aver rappresentato la principale minaccia terroristica di matrice anarco-insurrezionalista. Per il ministro dell’Interno Roberto Maroni la situazione «non è da sottovalutare, è una cosa seria». Infatti, come ha spiegato ieri ai microfoni del TG1, gli episodi riguardano non solo Milano e il Friuli, ma anche altre città come Firenze dove liquidi maleodoranti sono stati versati sulle vetrine delle strade più eleganti del centro. Il ministro dell’Interno rivolge a queste azioni una «grandissima attenzione». «Monitoriamo sempre – ha detto – e studiamo misure da prendere per evitare che si diffondano sul territorio». Gli episodi, secondo Maroni, «sono riconducibili a un clima di esasperato scontro che va ridimensionato». A Milano, in particolare, ha sottolineato Maroni, «abbiamo assistito in questi giorni ad una serie di azioni e di episodi anche molto gravi, come l’aggressione al Presidente del Consiglio, che ci fanno ovviamente alzare il livello di guardia. Ma le misure che abbiamo deciso di prendere sono assolutamente adeguate per fronteggiare la situazione». Il ministro dell’Interno sottolinea l’appello del Presidente della Repubblica rivolto a tutte le forze politiche e sociali per fronteggiare insieme queste emergenze. Occorre, dunque, secondo Maroni, «abbassare i toni, sviluppare un confronto fermo, ma civile evitando di demonizzare gli avversari». «Credo che questa sia la cosa più importante da fare – ha spiegato – poi seguono le misure di ordine pubblico e di sicurezza che le forze dell’ordine devono attuare, ma questo è il presupposto fondamentale che noi dobbiamo mettere in atto per evitare atti emulativi come quello di Milano».