Carceri: 100 giorni per trovare una soluzione

Roberto Imbastaro

“Siamo alla vigilia di un fatto storico: non si è mai vista una concentrazione di visite politico-parlamentari in tanti Istituti penitenziari in così poche ore come quelle iniziate da qualche giorno. Ma è ovvio che il bilancio su quanto queste visite influiranno concretamente per definire l’agenda politica alla ripresa dei lavori parlamentari, potremmo farlo soltanto nelle prossime settimane. Come Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria, proponiamo allora fin d’ora un termine di cento giorni entro i quali trovare soluzioni politiche e amministrative condivise per evitare il tracollo del sistema penitenziario italiano. Termine ultimo entro il quale ci auspichiamo sarà raggiunto un accordo bipartisan dopo discussioni serie, responsabili, a costo di non rivolgere lo sguardo ad immediati consensi elettorali, certi che solo l’onestà politica ed intellettuale possa essere l’unica arma contro l’omicidio che si sta perpetrando nei confronti del Corpo di Polizia Penitenziaria. Quanti di coloro che sono andati ed andranno in visita in questi giorni nelle carceri italiane è disposto a mettere nero su bianco questo impegno concreto?”E’ la proposta-sfida che lancia alle Autorità istituzionali e politiche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, in relazione alla annunciate visite di oltre 190 parlamentari nelle carceri del Paese nel giorno di Ferragosto.“Ringraziamo i politici di tanta disponibilità dimostrata in giornate in cui ognuno vorrebbe pensare ad altro e accantoniamo la domanda: “perché, tranne rarissime eccezioni, un decimo di questa disponibilità non siete riusciti a trovarla negli altri 364 giorni dell’anno?”, aggiunge Capece. “L’attuale emergenza dovrebbe travalicare qualunque calcolo politico e possibili passarelle mediatiche.  Il momento di estrema gravità che i nostri 39 mila colleghi della Polizia Penitenziaria e le loro famiglie sono costretti a vivere, sopportare, subire, per le indifferenze mostrate fino ad oggi  da tutto l’arco parlamentare, ci impongono, come primo sindacato di Polizia Penitenziaria, di vigilare sulle prossime iniziative che scaturiranno da queste visite in carcere nelle giornate di Ferragosto. Rivolgiamo ai tanti rappresentanti dei cittadini che si sono recati e si recheranno in visita nelle carceri italiane l’invito e il monito a non sottovalutare la portata storica del loro gesto. Il Corpo di Polizia Penitenziaria ha mantenuto fino ad ora l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato nonostante vessati da continue umiliazioni ed aggressioni, da parte di una popolazione detenuta esasperata dal sovraffollamento che vede quasi 69mila persone ristrette in carcere e da politiche repressive che non hanno avuto il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro – avvalendosi anche di nuove strutture penitenziarie costruire secondo il sistema modulare e con sistemi di controllo mai seriamente utilizzati, come ad esempio il braccialetto elettronico –  siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso, per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione. L’intero Corpo di Polizia Penitenziaria è allo stremo e questo, per le aspettative generate dalla risonanza mediatica che ha raggiunto l’iniziativa delle visite in carcere dei Parlamentari, rischia di trasformarsi in un gigantesco boomerang se non si tradurrà in iniziative concrete sia da parte dell’Esecutivo che della sovrana attività Parlamentare.”