Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE prende le distanze dal poliziotto sindacalista intervistato nella trasmissione “Popolo Sovrano” su talune vicende accadute nel carcere di Viterbo.
“Ieri è andato in onda un servizio a RaiDue, nel corso della trasmissione ‘Popolo Sovrano’, un servizio su presunte violenze a detenuti: invito tutti a non trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari. Noi confidiamo nella Magistratura perché la Polizia penitenziaria, a Viterbo come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere. Consiglio prudenza a chi paragona le nostre carceri a dei lager. L’impegno del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, è sempre stato ed è quello di rendere il carcere una “casa di vetro”, cioè un luogo trasparente dove la società civile può e deve vederci“chiaro”, perché nulla abbiamo da nascondere ed anzi questo permetterà di far apprezzare il prezioso e fondamentale – ma ancora sconosciuto – lavoro svolto quotidianamente – con professionalità, abnegazione e umanità – dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri. Il SAPPE prende una netta distanza da talune dichiarazioni rilasciate da un poliziotto sindacalista in servizio nel carcere di Viterbo: “Rappresentiamo il Corpo di polizia Penitenziaria, un corpo sano, ligio al proprio fine istituzionale e rispettoso della legalità. Chiunque dichiari o parli di pratiche non consentite o addirittura illecite non è in linea con il nostro mandato e tantomeno può essere da noi rappresentato. Ci dissociamo in maniera netta, chiara e decisa da quanto dichiarato a mezzo stampa dal rappresentante sindacale di Viterbo durante l’intervista andata in onda nel programma di Rai 2 “Popolo Sovrano” di giovedì 28 Febbraio. Un rappresentante della Polizia Penitenziaria non può ammettere l’uso di mezzi o modalità non previste dall’ordinamento penitenziario o dalla legge in generale. Anzi deve denunciare, se a conoscenza, tali procedure alle autorità di riferimento in primis all’autorità dirigente dell’istituto. Non si può pensare che chi dovrebbe tutelare il personale con il solo modo a disposizione, la legge, sia consapevolmente coinvolto in pratiche illegali. Una dichiarazione simile ci lascia a bocca aperta. Vogliamo credere che sia una dichiarazione personale e confidiamo nel lavoro della locale Procura affinché sia rispettato l’onore della Polizia Penitenziaria e soprattutto la dignità di quei colleghi che ogni giorno affrontano il mandato a testa alta e nel rispetto della legge e dell’istituzione. L’articolo 41 dell’Ordinamento Penitenziario prevede regole ben precise e definite circa l’uso della forza. Dichiarare che“non c’è un limite”dimostra che, oltre l’ignoranza della legge, chi lo sostiene non ha a fuoco il proprio duplice mandato quello di uomo delle istituzioni e quello di sindacalista. Conosciamo la realtà di Viterbo e siamo ben consapevoli come sia una realtà sana e composta di poliziotti onesti e dediti al proprio mandato, quello solo ed unico di assicurare con la sola legge l’esecuzione della pena”.