Carceri, pericolo Jihad tra detenuti. Sappe: “Abbiamo denunciato il rischio in tempi non sospetti"

redazione

“La Polizia Penitenziaria monitora costantemente, attraverso gruppi selezionati e all’uopo preparati, la situazione nelle carceri, per adulti e minori, al fine di accertare l’eventuale opera di proselitismo del fondamentalismo islamico nelle celle, anche alla luce dei tragici fatti accaduti in Francia. Ma per fare questo servono fondi per la formazione e l’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari e nuovi Agenti. Il Ministero della Giustizia parla della presenza di 39 detenuti radicalizzati e di almeno 300 quelli ritenuti a rischio di radicalizzazione. A nostro avviso è un dato sottostimato, se solo si considera che sui 53.850 detenuti "ospitati" nelle carceri italiani ben 18.091 sono stranieri. Di questi 10mila sono musulmani, la stragrande maggioranza dei quali è praticante. Ciò nonostante, noi Polizia Penitenziaria siamo sotto organico di 8mila Agenti e la Legge di stabilità ha bocciato un emendamento che avrebbe permesso l’assunzione di nuovi Agenti, a cominciare dall’assunzione degli idonei non vincitori dei precedenti concorsi, già pronti a frequentare i corsi di formazione. Per questo abbiamo, in più occasioni, sollecitato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando per ottenere assunzioni straordinari per il Corpo di Polizia Penitenziaria”.

E’ la denuncia del segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece, che torna ad evidenziare i rischi della radicalizzazione violenta e del proselitismo all’interno degli istituti penitenziari del fondamentalismo islamico.