Carceri, Sappe: “Bene visita presidente del consiglio Renzi nel penitenziario di Padova

redazione

“Ho molto apprezzato la visita del Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, al carcere Due Palazzi di Padova. La trovo un segno tangibile di grande sensibilità rispetto ad un mondo, quello penitenziario, perennemente in tensione e ora mi auguro che ad essa segua l’adozione di quegli interventi necessari e non più rinviabili che da tempo il SAPPE sollecita. Ossia l’assunzione straordinaria di almeno 2.000 Agenti di Polizia Penitenziaria (il Corpo è sotto organico di 7.000 unità), un provvedimento di legge che introduca l’obbligatorietà del lavoro per i detenuti (è l’ozio in cella che favorisce la costante e continua riproposizione di eventi critici in carcere, tra i quali le risse ed i tentati suicidi) e l’impiego dei detenuti,  socialmente non pericolosi e con pene brevi da scontare, in lavori socialmente utili sul territorio a favore delle comunità”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE commentando la visita nel carcere di Padova del Presidente del Consiglio Renzi.

“Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano. Per il Giubileo tutti i Corpi di Polizia hanno avuto assunzioni meno la Polizia Penitenziaria, già sfiancata dal mancato ripianamento degli organici per gli intervenuti pensionamenti. E una parte di assunzioni può avvenire in tempi rapidi assumendo gli idonei non vincitori dei precedenti concorsi da Agente. Ma si devono anche finanziare gli interventi per far funzionare i sistemi anti-scavalcamento e potenziare i livelli di sicurezza delle carceri”.

Per il SAPPE servono altri provvedimenti: “Fare lavorare i detenuti durante la detenzione dev’essere prioritario: lo stare in cella a non far nulla, l’ozio, è concausa delle costanti tensioni e dei continui eventi critici. Su questo, sta puntando molto il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo ma c’è ancora molto da fare. In Italia lavora circa il 15% dei presenti, quasi tutti alle dipendenze del DAP in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana. Eppure chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative e addirittura dell’1% di chi è inserito nel circuito produttivo. Tenere i detenuti fuori dalle celle buona parte del giorno a non far nulla è una scelta assurda e pericolosa. Dovrebbero lavorare, i meno pericolosi in progetti di recupero ambientale nelle città, pulendo i greti dei fiumi o i giardini pubblici, gli altri in attività dentro al carcere”.