Commento da Wright di SentinelOne sul Data Privacy Day

Morgan Wright, Chief Security Advisor di SentinelOne

Il 28 gennaio 2024 ricorre il Data Privacy Day ma non sono del tutto convinto che le persone abbiano la piena comprensione delle implicazioni sulla privacy associate a tutta la tecnologia presente nella propria vita. Che si tratti di un privato, di una piccola impresa o del dipendente di una grande azienda, gli aspetti da affrontare in materia di privacy si moltiplicano a una velocità superiore alla nostra capacità di affrontarli.

L’introduzione dell’AI generativa poi ha stravolto molti presupposti e la nostra stessa consapevolezza in tema di privacy, generando una sorta di ‘sfiducia verso la privacy’. In realtà, pochissimi, se non nessuno, a eccezione degli avvocati, leggono le clausole scritte in calce. La capacità dell’intelligenza artificiale di ottenere informazioni dai dati disponibili dà anche la falsa impressione che la privacy sia stata violata. Al contrario, l’intelligenza artificiale è diventata semplicemente più abile nel mettere in relazione tutte le informazioni.

Ritengo che uno dei maggiori equivoci riguardi proprio il termine ‘privacy’. È una normativa, non è una tecnologia. La semplice dichiarazione di una policy aziendale sulla privacy relativa al trattamento dei dati (ad esempio, PII) è solo una metà della questione. L’altra parte è rappresentata dalla protezione dei dati che costituiscono la premessa della privacy. Le norme sulla privacy falliscono a causa della mancata adozione di tecnologie all’avanguardia per implementare policy e proteggere adeguatamente i nostri dati.

Gli appassionati di tecnologia continuano a condividere informazioni sui social media o a rispondere a una moltitudine di sondaggi, fornendo spontaneamente informazioni che diversamente dovrebbero essere protette da un’azienda. La privacy è efficace quando gli utenti sono disposti ad accettare le regole.

La più grande minaccia alla privacy è quella che ci si auto-infligge.