Convegno Nazionale Diporto: non c’è sicurezza senza educazione

Valentina Parisi

E’ di fronte alla grande espansione della nautica da diporto che si è tenuta ieri la 2^ edizione del “Convegno Nazionale Diporto”. Gli oratori hanno toccato una serie di problemi che condizionano il cammino del diporto nautico, dalla sicurezza in mare all’importanza che rivestono le leggi per regolamentare un giusto comportamento del diportista. Oggi, il diporto nautico, non è più un fenomeno circoscritto a un elite, ma capace di rivestire a pieno titolo un ruolo fondamentale nell’economia nazionale e del turismo e, per questo motivo, l’attenzione è stata posta sulla nuova normativa che ha avuto come comun denominatore la “semplificazione”, che ha visto come contro partita la responsabilizzazione degli operatori, e allora ecco che in questo contesto assume primaria importanza, per il diporto, la preparazione professionale. Così come sottolineato dal presidente Parlato, “è indispensabile che tutti coloro che frequentano il mare si rendano conto che la sicurezza nella navigazione non può prescindere dalla scelta dell’equipaggio, che deve essere capace e professionale”.
Erano presenti al convegno il capitano Felicio Angrisano, del comando generale Cp, Eugenio Massolo dell’Accademia Marina mercantile, Giuseppe Perasso della Federazione del Mare, Elena Gaudio del Collegio Nazionale Capitani, Mario Taramelli, Vanda Rebuffat del Ministero dei Trasporti, Massimo Revello, Beniamino Leone, Paolo Colombo e Giuseppe Accardi. Ad introdurre il tema è stato l’avvocato Antonio Parlato, presidente dell’IPSEMA.
L’ammiraglio Colatini, presente nelle veci del capitano Felicio Angrisano ha così risposto:
In che modo la nuova normativa ha aiutato il diportista?
“La direttiva 9425 CE ha introdotto in ambito comunitario un nuovo modo di pensare al diporto nautico. L’obiettivo è quello della sicurezza della navigazione da diporto che viene raggiunto attribuendo le relative responsabilità da un lato al costruttore e dall’altro al conduttore dell’unità. Al costruttore la direttiva concede la facoltà di servirsi o meno di un organismo tecnico notificato nella fase di realizzazione del prodotto, ma è pur sempre il costruttore che si assume la responsabilità della conformità del bene barca. Ugualmente dicasi per il conduttore del quale il regolamento di sicurezza del ’99, prevede un nuovo ruolo per questo, da mero esecutore a utente pensante in grado di scegliere il tipo di navigazione, le dotazioni di sicurezza necessarie, il numero minimo dei componenti del suo equipaggio. Chi conduce l’imbarcazione deve conoscere la propria unità e deve valutare le condizione meteomarine. Con la legge 172 del 2003 e il Codice della Nautica, sono stati affidati al conduttore le responsabilità di verificare la presenza a bordo di personale qualificato. Queste novità sono rilevanti in quanto spostano il baricentro della responsabilità verso colui che che di fatto naviga. Questa normativa rende quindi indispensabile la diffusione di un educazione al mare attraverso la cultura scolastica, in modo che il diportista sia più sereno anche nei rapporti con le autorità perché meno soffocato da adempimenti formali e burocratici, ma sicuramente più responsabili”.

Il presidente Parlato si è detto a favore delle norme enunciate dall’ammiraglio.
Come si è comportata IPSEMA?
“L’Istituto, ha rivendicato come la questione fondamentale fosse quella della prevenzione. In questa direzione, la prima grande operazione fatta nel 2006 è stata quella di ridurre i livelli dei contributi. Infatti, siamo passati dal 9,1% al 4,5%. Questo, a portato a una crescita notevole per il 2007 di iscrizioni all’Ipsema. Attraverso un operazione che avverrà nei prossimi giorni, giungeremo alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra la Guardia di Finanza e l’Ipsema, oltre che le operazioni di controllo svolte dai Carabinieri, Polizia di Stato e Capitanerie di Porto, per quanto riguarda la rilevazione dei comportamenti inaccettabili in tutto il settore marittimo, come le violazioni sulle norme internazionali. Ecco che la sicurezza non riguarda solo i bagnanti, ma anche le barche. Abbiamo inoltre chiesto alle autorità competenti che ci vengano forniti tutti i dati rispetto ai nostri mari”.
Quanti incidenti produce e che tipo di incidenti produce la nautica minore, quella che non ha l’obbligo assicurativo?
Secondo i dati informali del Comitato Centrale Infortuni, nella nautica minore, quella appunto con assicurazione privata che non fa prevenzione, ci sarebbero stati 5 incidenti nel 2007. Io ho l’impressione che bisogna moltiplicare per 100 dato che è un settore lasciato al libero mercato, nel senso negativo del termine”.

L’avvocato Giuseppe Perasso, della Federazione del Mare, ha introdotto la cultura del Cluster.
Cosa si intende per “Cluster”?
Il Cluster marittimo vuol dire raggruppamento di componenti che abbiano una qualche omogeneità. Il Cluster rappresentato dalla Federazione del Mare ha 3 pilastri: l’armamento, la cantieristica e la portualità.
A cosa serve?
La cultura del Cluster non è ancora ben recepita in Italia, diversamente a quanto avviene in Europa, ma è necessario che si diffonda per creare sinergie indispensabili al mondo marittimo.
Vogliamo presentare ai politici un documento in cui ci siano tutti i problemi legati al mare, in modo che il Cluster potrà finalmente dire che vuole un ministero unico. Vogliamo un referente politico perché venga preso atto della situazione in mare. Vogliamo dei chiarimenti delle competenze concorrenti tra Statoe Regioni e chiediamo un riconoscimento delle specialità”.

Il Convegno ha posto la sua massima attenzione nell’importanza che riveste l’educazione e la professionalità, indispensabile a bordo per migliorare la sicurezza in mare. Per questo motivo, Eugenio Massolo, dell’Accademia Militare Mercantile, ha illustrato il progetto e gli scopi dell’accademia, che permette una formazione specifica del personale, “aprendo in maniera definitiva un settore di lavoro, quando prima non era definito e, che invece ha bisogno di una sua collocazione. L’obiettivo è di salvaguardare il livello alto delle professioni marittime”.