Evasione internazionale, lo stato dell’arte

Gian Luca Berruti e Stefano Serafini

 Scudo fiscale, rientro dei capitali detenuti all’estero, lotta all’evasione fiscale internazionale. Sono termini ricorsi spesso nei resoconti giornalistici di questi primi mesi del 2010 e che hanno avuto l’innegabile merito di accendere l’interesse dell’opinione pubblica verso questa forma di evasione ritenuta (a ragione) piuttosto difficile da individuare, tanto da indurre l’Autorità di Governo a prevedere un apposito articolo (il nr. 12) nel noto Decreto Legge nr. 78 del 1° luglio 2009  per l’adozione di urgenti misure anticrisi finalizzate al supporto dell’economia nonché alla tutela delle entrate tributarie dello Stato. Con riferimento alla lotta all’evasione fiscale internazionale ed alla connessa possibilità di far rientrare in Italia i capitali detenuti all’estero per mezzo dello Scudo Fiscale, i dati attuali ci parlano di 1.660 dossier che i militari della Guardia di Finanza, mediante un capillare controllo economico del territorio ed approfondite analisi di rischio fiscale,  hanno già aperto nei confronti di altrettanti soggetti sospettati di detenere in territori esteri attività finanziarie non dichiarate, ovvero, sconosciute al Fisco italiano. Va subito detto che l’attenzione operativa rivolta dalle Fiamme Gialle verso questo particolarissimo settore d’intervento è decisamente rilevante se si considera che le indagini finanziarie condotte nel 2009 erano già cresciute del 50% rispetto a quelle dell’anno precedente con conseguenti risultati che si attestano sui 5,8 miliardi di euro, una cifra record ben due volte superiore a quella registrata nel 2007. Raffinato escamotage come quello di ‘esterovestire’ la residenza di persone fisiche o di società facendole risultare all’estero, oppure di operare triangolazioni finanziarie con Paesi a fiscalità agevolata (i cc.dd. Paesi off-shore),  vanno scontrandosi contro i nuovi mezzi di indagine – molto più penetranti rispetto al passato – che si avvalgono delle potenzialità offerte dalla tecnologia telematica. Fra queste inedite opportunità di indagine figura il dialogo on-line fra gli intermediari finanziari e la preventiva individuazione dei soggetti sottoposti a verifiche per il tramite dell’Archivio dei rapporti con operatori finanziari, quest’ultimo gestito dall’Agenzia delle Entrate. Eseguendo un’interrogazione su questo Archivio, ad esempio, è possibile individuare i rapporti intrattenuti e le operazioni fuori conto effettuate presso filiali estere di banche e intermediari italiani, supportando, così, l’azione di ricerca dei capitali detenuti all’estero. L’istituzione di un archivio telematico così vasto e ricco di informazioni, tra l’altro, ha impresso una notevole accelerazione dei tempi tecnici necessari all’espletamento di indagini obbiettivamente complesse come quelle di natura finanziaria, oltre ad una sensibile contrazione dei costi in termini di risorse umane e finanziarie.