Forestale cattura tartaruga azzannatrice

Tiziana Montalbano

  

 

 Pesa oltre dieci chilogrammi, morde e potrebbe trasmettere malattie rare. È la tartaruga azzannatrice o Chelydra serpentina, rettile originario del Nord America catturato nei giorni scorsi dagli uomini del Servizio CITES di Verona del Corpo forestale dello Stato sulle sponde del Po. Il raro esemplare, particolarmente pericoloso per la salute e la pubblica incolumità, probabilmente abbandonato da qualcuno perché ormai ritenuto ingombrante, è stato ritrovato nei pressi di Canaro (RO). Probabilmente diventata scomoda, a causa delle notevoli dimensioni e della pericolosità, sarebbe andata incontro a morte sicura e avrebbe anche potuto provocare incidenti per chi si fosse avvicinato scambiandola per una innocua tartaruga terrestre. Si tratta del secondo ritrovamento a distanza di poche settimane di questo tipo di esemplare. È infatti di qualche tempo fa il ritrovamento di un’altra tartaruga azzannatrice a Roseto degli Abruzzi (Teramo), detenuta illegalmente nella casa di un cittadino che la custodiva all’interno di una grossa vasca senza gli opportuni accorgimenti per evitarne la fuga, cioè senza recinzioni o steccati. La tartaruga azzannatrice, che trae il nome dalle sue abitudini alimentari e dalla sua proverbiale voracità, è molto diffusa nel continente americano e deve essere salvaguardata con estrema cautela. Numerosi mammiferi e rettili sono considerati pericolosi sia per le loro potenzialità offensive specifiche che per il pericolo di trasmissione di malattie rare. Per questo la legge, a partire dal 3 ottobre 1996, ne vieta tassativamente il commercio e la detenzione. Molti di questi esemplari selvatici, nonostante ciò, sono considerati oggi i nuovi animali da compagnia e sono sempre più presenti nelle nostre case al posto del classico cane, gatto o pesce. Diversi acquirenti non sono a conoscenza però dei notevoli problemi di gestione che questi animali, soprattutto una volta cresciuti, possono determinare a causa delle loro dimensioni, dell’indole e delle necessità biologiche ed etologiche. Ora l’animale è stato trasferito dagli agenti del Corpo forestale dello Stato a Perugia, presso il Centro Zoo Project, in attesa di essere portato presso una idonea struttura autorizzata dal Ministero dell’Ambiente, situata in centro Italia; là troverà cure adeguate e una buona sistemazione, considerando la reintroduzione in natura praticamente impossibile. Il suo territorio originario infatti è quello del Nordamerica, in un’area di diffusione compresa tra Canada ed Ecuador e dalle coste atlantiche fino alle Montagne rocciose.